Informazione non allineata paragonata al terrorismo

Oleksiy Danilov

(movisol.org) – L’1 e il 2 settembre, si è tenuto a Kiev un altro incontro sotto l’egida del Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale (NSDC) ucraino e del suo ormai famigerato Centro per la Lotta alla Disinformazione (CCD), a cui hanno partecipato rappresentanti della NATO, del Dipartimento di Stato americano e di altre nazioni europee. Lo scopo dichiarato era quello di accelerare i piani per mettere a tacere voci critiche in tutto il mondo, nel nome della lotta alla “disinformazione russa”.

Stando al sito del CCD, la tavola rotonda internazionale sul tema “Combattere la disinformazione durante le operazioni militari” ha riunito ambasciatori e rappresentanti di 24 Paesi, tra cui due “esperti” del Centro per le comunicazioni strategiche della NATO, diplomatici ed “esperti” di Stati Uniti, Francia, Germania, Svezia, Polonia e Canada, nonché delle nazioni baltiche.

Oleksiy Danilov (nella foto), segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale, e il capo del CCD Andriy Shapovalov hanno promosso l’evento. Secondo i resoconti pubblicati da queste due istituzioni, Shapovalov ha sostenuto che il diritto internazionale dovrebbe riconoscere l’”infoterrorismo” come reato e che chiunque lo commetta dovrebbe essere dichiarato “terrorista dell’informazione” e sottoposto a misure come quelle applicate nei confronti dei terroristi veri e propri.

Danilov ha dichiarato apertamente che il CCD è stato creato in preparazione della guerra che si stava pianificando. “Abbiamo capito in anticipo che ci sarebbe stata una guerra; ecco perché nel marzo 2021, con un decreto presidenziale, è stato creato il Centro per la lotta alla disinformazione”, ha dichiarato. Pochi giorni prima, Danilov aveva rivelato che l’Ucraina – e quindi i suoi sostenitori della NATO – aveva iniziato a prepararsi alla guerra nel dicembre 2019.
Il resoconto sul sito del CCD dà un’idea molto limitata di ciò che hanno detto i rappresentanti occidentali, ma ne sottolinea l’entusiastico sostegno alla presunta “guerra contro la disinformazione”.