di Daniele Dell’Orco – Ritagliare del tempo nel programma scolastico per imparare la cultura dei rom, sinti e caminanti. È l’ultima idea nata nella Milano di Beppe Sala che vuole tenere per i bambini delle elementari e delle medie corsi “contro gli stereotipi” e per questo formare docenti alle lezioni di integrazione.
Come riporta Libero, è solo l’ultima iniziativa in ordine di tempo proposta dal comune più “rom-friendly” d’Italia e che affonda le radici nella delibera varata in passato come uno dei primi atti del Sala-bis: un provvedimento da 2 milioni e 850mila euro stanziati nel 2021 e destinati alla “coprogettazione e realizzazione di percorsi di accoglienza e inclusione nella legalità nel periodo tra gennaio 2022 e dicembre 2023”.
I progetti dovrebbero (o sarebbero dovuti) servire per aiutare i rom a trovare lavoro e alloggio, beneficiando di una complessa rete di avvisi pubblici, soggetti del Terzo settore chiamati a fornire prestazioni sul territorio, équipe multidisciplinari di educatori, assistenti sociali, consulenti legali etc. Come costola del tentativo di trasformare nomadi in stanziali, già all’epoca erano quindi previsti “percorsi di sensibilizzazione contro la discriminazione etnica e l’antiziganismo”.
Siccome nella Milano di Sala quando vogliono far funzionare qualcosa ci riescono, quei progetti diventeranno realtà. E per realizzarli al meglio il Comune ha nominato poche settimane fa una manager per l’accoglienza dei nomadi. Si tratta di Chiara Maria Bornino, project administrator e coordinatrice amministrativa per la messa a punto della gestione del servizio di accoglienza rivolto a famiglie in condizioni di fragilità, prevalentemente rom e sinti. Dallo scorso 21 agosto alla fine del 2023 guadagnerà 40mila euro.
Tra le proteste dei partiti di centrodestra e le lezioni mai imparate dei fallimenti di progetti di integrazione simili come quello del Cat di via Sacile, chiuso dopo aver sperperato via 2 milioni per portare a termine meno della metà dei percorsi di inclusione avviati, alla sinistra di Beppe Sala bisogna riconoscere che Milano, quando vuole far funzionare qualcosa e perseverare in qualcosa, riesce a farlo.
Pertanto, è lecito pensare che la nascita dei quartieri ghetto, i problemi delle occupazioni abusive, lo spaccio a cielo aperto in Centrale e l’emergenza sicurezza non siano cose da risolvere bensì delle derive intenzionali previste nella gestione della cosa pubblica da parte del Comune. – www.ilgiornale.it