Con una media di 2,754 euro al chilogrammo per un litro di metano da autotrazione il Veneto è la seconda regione d’Italia come costo più alto alla pompa per gli automobilisti. L’impennata dei prezzi degli ultimi mesi ha colpito duramente anche i gestori e i proprietari dei distributori della provincia di Padova, dove sono presenti al momento un totale di quaranta pompe, sette delle quali all’interno del territorio cittadino. Lo scrive il corrieredelveneto.corriere.it
Il metano improvvisamente scomparso
Quello che fino a settembre del 2021 era il carburante verde per eccellenza, oltre che il più economico con un prezzo di circa 0,90 euro al chilogrammo, è diventato quasi un carburante fantasma a causa dei prezzi triplicati. Ai distributori non si vede praticamente più nessuno, con una media di dieci veicoli al giorno a fare rifornimento ai distributori, quando fino a un anno fa le code maggiori delle pompe multi-carburante erano costanti per tutta la durata della giornata.
L’azienda Usl 6 cambia le auto aziendali
Ad essere colpita anche l’azienda ospedaliera Ulss 6, che aveva scelto il metano per le proprie auto aziendali. Nello spazio di pochi mesi, i prezzi impazziti, che hanno raggiunto anche i 5 euro al chilo, hanno imposto un drastico cambio di scenario: le auto sono state sostituite con altre a gpl e quelle ancora in servizio non si riforniscono più a metano:
«La situazione attuale — spiega il responsabile di Federconsumatori Padova Dario Belli — è insostenibile e potrebbe anche peggiorare con l’arrivo dell’autunno. Le cause sono sotto gli occhi di tutti. Sono stati commessi due gravissimi errori: è stato sganciato il prezzo del gas dal prezzo del petrolio agganciandolo alla Borsa di Amsterdam. Una scelta scellerata che ci ha esposto alla speculazione senza scrupoli dei grossisti. L’altro errore è stato l’abbandono dei contratti a lungo termine in luogo di contratti spot. La pandemia non c’entra, perché quello che dev’essere chiaro è che non c’è carenza di gas».