di Giuseppina Perlasca – https://scenarieconomici.it – La Cina sta acquistando più gas naturale russo quest’anno, nonostante la crescita della manifattura sia molto lenta se non inesistente e mentre le importazioni dalla maggior parte delle altre fonti sono diminuite.
A luglio, l‘SCMP ha riportato che, secondo i dati delle dogane cinesi, nei primi sei mesi dell’anno la Cina ha acquistato un totale di 2,35 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto (GNL), per un valore di 2,16 miliardi di dollari. Il volume delle importazioni è aumentato del 28,7% rispetto all’anno precedente, mentre il valore è salito del 182%. Ciò significa che la Russia ha superato l’Indonesia e gli Stati Uniti diventando il quarto fornitore di GNL della Cina quest’anno!
Questo, ovviamente, non va confuso con l’invio via gasdotto, dove il produttore russo Gazprom ha recentemente annunciato che le sue forniture giornaliere alla Cina attraverso il gasdotto Power of Siberia hanno raggiunto un nuovo massimo storico (la Russia è il secondo fornitore cinese di gas naturale attraverso il gasdotto dopo il Turkmenistan), e ha rivelato in precedenza che la fornitura di gas russo attraverso il gasdotto alla Cina è aumentata del 63,4% nella prima metà del 2022.
Cosa c’è dietro questa bizzarra impennata delle importazioni di GNL russo, hanno ipotizzato gli analisti? Dopo tutto, mentre la Cina importa oltre la metà del gas naturale che consuma, di cui circa i due terzi sotto forma di GNL, quest’anno la domanda è diminuita drasticamente a causa delle difficoltà economiche e delle numerose interruzioni. In altre parole, perché questa impennata del GNL russo quando i) la domanda interna non c’è e ii) a spese di tutti gli altri?
“L’aumento del GNL russo potrebbe essere dovuto allo spostamento dei carichi verso il Giappone o la Corea del Sud, a causa delle sanzioni, o all’indebolimento della domanda”, ha dichiarato Michal Meidan, direttore del China Energy Programme presso l’Oxford Institute for Energy Studies.
Nello stesso tempo la Cina sta cercando di mantenere il più possibile oscuri i suoi rapporti commerciali con la Russia, ed è per questo che l’Amministrazione generale delle dogane cinesi ha smesso di rendere pubblica la ripartizione del volume degli scambi di gas naturale attraverso i gasdotti dall’inizio dell’anno, e il portavoce Li Kuiwen ha confermato che la mossa è stata fatta per “proteggere i legittimi diritti e interessi commerciali degli importatori ed esportatori interessati”.
La risposta a tutta questa segretezza nei dati è ovvia: la Cina sta tranquillamente rivendendo il deprecabile GNL russo all’unico posto che ne ha disperatamente bisogno più di ogni altro. L’Europa… e, naturalmente, lo sta facendo a prezzo pieno, guadagnando ampiamente dagli sconti concessi dalla Russia.
Come ha riportato di recente il FT, “i timori dell’Europa di una carenza di gas in vista dell’inverno potrebbero essere stati aggirati, grazie a un inaspettato salvatore: La Cina”. La testata di proprietà di Nikkei osserva inoltre che “il più grande acquirente di gas naturale liquefatto al mondo sta rivendendo alcuni dei suoi carichi di GNL in eccesso a causa della debolezza della domanda energetica interna. Questo ha fornito al mercato spot un’ampia offerta che l’Europa ha sfruttato, nonostante i prezzi più alti”.
Ciò che il FT ignora, forse intenzionalmente, è che non si tratta di “eccedenza” – dopo tutto, se lo fosse le importazioni cinesi di GNL russo crollerebbero. No, la parola giusta per descrivere il GNL che la Cina vende all’Europa è “russo”. Quindi il gas russo ciacciato dai gasdotti torna attraverso il gas liquido rivenduto dalla Cina, in modo geniale. Secondo Kpler nei primi sei mesi del 2022 le importazioni di GNL in EU sono cresciute del 60% rispetto allo scorso anno, e una parte è gas russo mascherato da cinese.
Il gruppo cinese JOVO, un grande commerciante di GNL, ha recentemente rivelato di aver rivenduto un carico di GNL a un acquirente europeo. Un trader di futures di Shanghai ha dichiarato a Nikkei che il profitto ottenuto da una simile transazione potrebbe essere dell’ordine di decine di milioni di dollari o addirittura raggiungere i 100 milioni di dollari.
Anche il gruppo Sinopec, il più grande raffinatore di petrolio della Cina, ha ammesso in una conferenza stampa di aprile di aver incanalato il GNL in eccesso nel mercato internazionale.
I media locali hanno affermato che la sola Sinopec ha venduto 45 carichi di GNL, pari a circa 3,15 milioni di tonnellate. La quantità totale di GNL cinese che è stata rivenduta è probabilmente superiore a 4 milioni di tonnellate, pari al 7% delle importazioni di gas dell’Europa nel semestre fino alla fine di giugno. Tutto gas naturale che ufficialmente, dopo i travasi da nave cisterna a nave cisterna, diventa cinese. Alla fine questa presa in giro va bene anche all’Europa: prima bisogna avere il gas, poi si guarda da dove viene. Questo è il livello di disperazione della UE.
Ovviamente questo accade non solo ad un prezzo economico, ma anche politico: il potere della Cina sull’Occidente si accresce. Al ricatto di Mosca si viene a sostituire quello di Pechino. Sarà migliore?