L’Italia resta tra i principali contributori netti del bilancio dell’Unione europea, ossia fa parte di quei Paesi che versano nella casse di Bruxelles più di quanto ricevono. Almeno per quanto riguarda il 2020. Già, perché nel 2021 il saldo negativo potrebbe azzerarsi, se non addirittura avere uno storico segno positivo. È quanto emerge dalla “Relazione annuale sui rapporti finanziari tra l’Italia e l’Unione europea e l’utilizzazione dei fondi europei” della Corte dei conti italiana.
Nel 2020, scrivono i giudici contabili, l’Italia ha partecipato al bilancio dell’Unione con versamenti a titolo di risorse proprie per complessivi 18,2 miliardi di euro. Si tratta di un versamento superiore di 1,4 miliardi a quello effettuato nel 2019. Di contro, il bilancio europeo ha attribuito per il 2020 al nostro Paese 11,6 miliardi attraverso i vari fondi, dalla Pac (la politica agricola comune) ai vari fondi strutturali come il Fesr e il Fse. Tra dare e avere, in sostanza, l’Italia ha fatto registrare un saldo negativo di circa 6,6 miliardi.
Il bilancio 2020, però, potrebbe essere l’ultimo da contributore netto per il nostro Paese, almeno per gli anni immediatamente successivi (compreso quello appena trascordo). La ragione è legata alla pandemia, per la precisione al piano straordinario per la ripresa varato dall’Unione europea, che ha assegnato al nostro Paese oltre 80 miliardi di sussidi. Anche in questo caso, le casse italiane contribuiranno a rimpinguare il fondo europeo, il Netx Generation Eu, e dunque il saldo tra dare e avere sarà più basso, anche se non è ancora noto di quanto. Quello che è sicuro è che sarà una cifra con il segno positivo, intorno ai 30 miliardi. Un bottino che alleggerirà la forbice tra versamenti e incassi del nostro erario, se non azzerarla.
Per quanto riguarda la capacità di spesa dei fondi europei, la Corte segnala che dei 51 Programmi operativi cofinanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e dal Fondo sociale europeo (Fse) del ciclo di programmazione 2014-2020, i dati al 31 ottobre 2021 mostrano percentuali realizzative del 72,5% per gli impegni e del 47,7% per i pagamenti. Soddisfacente, per l’obiettivo “Cooperazione territoriale europea”, il livello complessivo degli impegni, assestatosi al 98,55% del totale programmato al 31 giugno 2021; peraltro con un livello complessivo dei pagamenti alla stessa data pari al 38%.
Sul fronte delle politiche agricole, l’impatto pandemico si è rivelato ingente negli ambiti della destinazione dei sussidi, del tasso d’avanzamento della spesa e nell’esecuzione dei controlli. In relazione all’attuazione finanziaria del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr) al 31 agosto 2021, risultano spese complessive dichiarate, da inizio programmazione, pari a 13.266 milioni di euro (con quota comunitaria pari a 6.569 milioni di euro). L’avanzamento della spesa ha raggiunto il 63,44% della dotazione finanziaria complessiva.
Si conferma “non positivo” l’andamento dell’uso dei fondi destinati a pesca e acquacoltura, con criticità in tutte le fasi, per le incertezze derivanti dal mancato aggiornamento dei sistemi di governo e controllo dei fondi dedicati al settore. Sul versante delle irregolarità e frodi a danno del bilancio Ue, il numero delle segnalazioni e degli importi irregolari – soprattutto nel settore dei Fondi strutturali – passa dai 22 casi del primo semestre ai 155 casi dell’intero anno. In aumento anche la spesa irregolare (dovuta a errori amministrativi e non a frodi), che passa da 30,9 a 73,9 milioni di euro, quasi tutti ascrivibili alla categoria delle cosiddette spese de-certificate, non incidenti cioè sul bilancio Ue ma sui bilanci nazionale e/o regionali: di qui la necessità di incrementare sforzi nel recupero delle somme da parte delle Autorità nazionali. Tra i settori maggiormente interessati la Corte indica quello degli appalti.