Donna uccisa a Bologna, Procura: “non emergevano situazioni a rischio”

Alessandra Matteuzzi

“Mia zia era una persona di cuore e non si meritava tutto questo, spero che questo episodio serva a cambiare le cose. Mi aspetto che lui marcisca in galera, ma che non paghi una persona sola, altrimenti succederà di nuovo”. Lo ha detto Matteo Perini, nipote di Alessandra Matteuzzi, la 56enne massacrata di botte e martellate a Bologna dall’ex fidanzato Giovanni Padovani, 27 anni, che lei a luglio aveva denunciato per stalking.

“Quello che è successo non è stato affatto un fulmine a ciel sereno – aggiunge l’avvocato modenese Sonia Bertolini, cugina della vittima – perché c’erano stati segnali precedenti. Il problema è nelle falle normative. Se viene sporta una denuncia per atti persecutori e nel contempo non c’è una protezione, continueranno i femminicidi”.

L’omicida fu testimonial di una campagna contro la violenza sulle donne – Padovani a novembre 2021 aveva condiviso sui social una campagna contro la violenza sulle donne promossa dalla squadra di calcio in cui giocava all’epoca. Il 25 novembre 2021, giornata internazionale sul tema, aveva rilanciato su Instagram un messaggio del Troina Calcio, dove appariva lui, con la fascia da capitano, davanti al messaggio “Stop violenza sulle donne. Il Troina Calcio dice no alla violenza di genere e in genere!”.

Procuratore Bologna: “Dalla denuncia non emergevano situazioni a rischio” – A difendere l’operato degli inquirenti è intervenuto il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato. “In questa vicenda non si può parlare di mala-giustizia – ha spiegato a Radio1 -. La denuncia è stata accolta a fine luglio, il primo agosto è stata immediatamente iscritta e subito sono state attivate le indagini che non potevano concludersi prima del 29 agosto perché alcune persone da sentire erano in ferie. Noi quello che potevamo fare lo abbiamo fatto”.

“Dalla denuncia della vittima – ha sottolineato il procuratore – non emergevano situazioni di rischio concreto di violenza, era la tipica condotta di stalkeraggio molesto”. Sulla efficacia di un uso più massiccio del braccialetto elettronico, nel caso ci siano gli estremi per applicarlo, Amato ha detto: “Il vero problema che pone è quello dei costi perché già oggi quei braccialetti elettronici che potremmo dover utilizzare per alcuni reati, quando poi in concreto i vai a richiedere non si trovano. Serve la norma ma anche gli strumenti economici che la norma la fanno funzionare”.   tgcom24.mediaset.it