Non c’è solo Taiwan al centro della rivalità tra Stati Uniti e Cina. Gli Usa sono pronti a sfidare la Repubblica popolare per il controllo delle Isole Salomone, arcipelago del Pacifico divenuto negli ultimi mesi uno dei fronti della competizione globale tra le due superpotenze. Il governo di Manasseh Sogavare ha infatti firmato di recente un patto di sicurezza con Pechino che ha suscitato l’irritazione non solo di Washington (che ad aprile aveva effettuato un vano tentativo d’impedire l’accordo inviando sul posto il coordinatore per l’Indo-Pacifico del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Kurt Campbell), ma anche dell’Australia, che vanta una storica influenza sull’area, e del Giappone, che sempre più teme le ambizioni cinesi nel Pacifico.
Nel fine settimana, però, è attesa nella capitale Honiara la vice segretaria di Stato Wendy Sherman, che sarà accompagnata dall’ambasciatrice Usa in Australia, Caroline Kennedy.
Ufficialmente, il viaggio è stato organizzato per celebrare l’80mo anniversario della battaglia di Guadalcanal, che fu combattuta durante la Seconda guerra mondiale proprio alle isole Salomone dalle forze alleate contro l’impero giapponese, che nell’arcipelago tentò di costruire una pista aerea. Sia il padre di Sherman che quello di Kennedy rimasero feriti durante quegli scontri. Non è tuttavia casuale che due delegazioni di alto livello degli Stati Uniti visitino le Salomone a così breve distanza temporale.
Gli Usa temono che, come il Giappone nel Novecento, la Cina possa decidere d’installare una base militare alle isole Salomone, sebbene il primo ministro Sogavare abbia sottolineato anche il mese scorso che l’accordo tra le parti non prevede nulla del genere. Il leader dello Stato insulare ha anche garantito che l’Australia resterà “un partner favorito in materia di sicurezza”, e che la Cina sarà chiamata ad assistere le forze locali “solo in caso di necessità”.
Consci dell’importanza strategica delle isole Salomone per il controllo delle rotte marittime nel Pacifico e per la prossimità alle alleate Australia e Nuova Zelanda, gli Stati Uniti cercano dunque di far pressione sul governo locale perché limiti le conseguenze del patto di sicurezza già firmato con la Cina. L’obiettivo è anche quello di evitare che l’esempio delle isole Salomone possa essere seguito da altri Stati insulari del Pacifico. In questo senso, tuttavia, la diplomazia Usa può essere rassicurata dal fallimento del tour condotto nel maggio scorso nell’area del ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, che ha proposto senza successo un patto di sicurezza regionale anche ai leader di Kiribati, Samoa, Figi, Tonga, Vanuatu, Papua Nuova Guinea e Timor Est.
Non è un caso che Sherman, prima di recarsi a Honiara, farà tappa anche nelle Samoa e a Tonga, dove dovrebbe essere aperta una nuova ambasciata Usa (così come a Kiribati e alle Salomone). La rinnovata attenzione degli Stati Uniti per il Pacifico è stata dimostrata anche dai fondi e dai progetti ambientali annunciati il mese scorso dalla vice presidente Kamala Harris in occasione del Forum delle Isole del Pacifico (Pif), e dalla decisione dell’amministrazione Biden di nominare per la prima volta un inviato speciale nella regione. “Riconosciamo che negli ultimi anni le isole del Pacifico non hanno ricevuto l’attenzione diplomatica e il sostegno che meritavano. Così oggi sono qui per dirvelo direttamente: cambieremo questo stato di cose”, ha affermato Harris nell’occasione. https://www.agenzianova.com