ROMA, 04 AGO – I giornalisti cambogiani sono vittime di pressioni, interferenze e controlli nel loro lavoro e ciò costituisce una minaccia per la democrazia nel Paese. E’ quanto ha rilevato l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani che ha denunciato le crescenti restrizioni allo spazio civico e alla libertà di stampa in Cambogia. Un’indagine realizzata dall’Ufficio dell’Onu attraverso interviste a 75 giornalisti cambogiani ha evidenziato che tutti hanno subito una qualche forma di interferenza nel corso del loro lavoro e l’80% degli intervistati ha affermato di essere stato vittima di sorveglianza e di restrizioni sproporzionate o non necessarie, in particolare per quanto riguarda l’accesso alle informazioni.
In Cambogia diverse leggi conferiscono alle autorità il potere di censurare i media e di mettere sotto sorveglianza i giornalisti. Inoltre, i provvedimenti assunti in tempo di pandemia, riferisce l’Onu, hanno ampliato la capacità del governo di limitare il lavoro dei media e la libertà di espressione.
Attualmente ci sono 23 procedimenti in atto contro i giornalisti accusati di disinformazione, diffamazione o istigazione. “Media liberi, indipendenti e pluralistici svolgono un ruolo centrale in ogni società democratica. Quando sosteniamo la libertà dei media, sosteniamo la giustizia, il buon governo e i diritti umani”, ha affermato l’Alto Commissario per i diritti umani Michelle Bachelet.
“Esorto le autorità a seguire le nostre raccomandazioni per garantire che i media possano svolgere il loro lavoro vitale in modo equo e trasparente, a beneficio di tutti i cambogiani”, ha insistito. Già lo scorso gennaio l’Onu aveva puntato il dito contro le violazioni dei diritti umani in Cambogia in occasione dell’arresto e della detenzione di 29 leader sindacali e attivisti durante uno sciopero iniziato a Capodanno. (ANSA).