di Emiliano Scappatura – E così alla fine anche questa legislatura non è riuscita ad arrivare alla sua naturale conclusione. Ha avuto tre governi di cui due ideologicamente agli antipodi e uno che, a guardarlo, avrebbe tutte le caratteristiche di una dittatura, ma siccome poi – per fortuna – in Italia non si riesce a far bene neanche quelle, in realtà era più che altro una grande ammucchiata dove nessuno voleva stare all’opposizione poiché, avendo visto che c’era qualcosa da mangiare, ognuno ci voleva mettere la mano dentro.
Da sempre la politica italiana presenta alte e oscure profondità di pensiero. Si racconta di quando Henry Kissinger, il grande interprete della politica mondiale, da segretario di Stato di americano non riuscisse a comprendere i discorsi di Aldo Moro e credesse fosse colpa dell’interprete: povero ingenuo.
Certe espressioni del tipo “convergenze parallele” o “non opposizione”, che in altri paesi sarebbero viste come prodromi di demenza, qui sono considerate sublimi colpi di genio.
Adesso alla profondità della vita italica si può aggiungere il gesto di un premier che si dimette dopo aver valutato di avere una maggioranza parlamentare di oltre due terzi.
La politica italiana e i partiti
Gabriel Kahn, in un articolo dell’Internation Herald Tribune, negli anni Novanta da novizio del mondo italico si stupì che in questo paese meno di uno su dieci elettori conosceva il nome del suo deputato, cosa che appariva stupefacente ad un uomo che culturalmente veniva dal mondo politico anglosassone. Ma poi, a poco a poco, comprese che in questo paese non si votano gli uomini, ma i simboli dei partiti, indipendentemente dal nome che c’è scritto accanto sulla scheda elettorale.
Ecco perché – avrebbe capito presto – molti illustri deputati dal curriculum non proprio ortodosso vengono eletti in luoghi così lontani da casa: uno come Scilipoti attraversò lo Stretto per diventare senatore, l’ex ministra Boschi arrivò fino al confine alpino per essere confermata deputata e via dicendo. I politici con il territorio in Italia c’entrano poco; e la campagna elettorale qui la fanno i capipartito che si mettono a girovagare in territori che conoscono solo sulla carta geografica. Ogni tanto qualcuno come Renzi si mostra commosso dell’affetto che gli ha mostrato la sua città, ma si dovrà vedere cosa succederà quando vi si mostrerà davanti a un altro simbolo.
E poi c’è che a volte nascono nuovi partiti dal nome altisonante. L’ideologia, naturalmente, c’entra poco. Il fatto però è che certi partiti è sempre rischioso farli nascere prima di una campagna elettorale: si rischia di raccogliere molto poco, o nulla. Allora i partiti in Italia si fanno nascere direttamente in parlamento, con i deputati già belli e nominati, che è più pratico. E infatti tra l’inizio e la fine della legislatura in parlamento ci sono tantissimi partiti nuovi: è il destino di un paese che fa finta di credere a tutto perché in fondo non crede a niente.
Diceva Weber che dietro la democrazia c’è la cultura protestante e al di fuori di quell’etica c’è solo la forma ma non la sostanza. Si è discusso a lungo della sua tesi, ma questa se non altro spiegherebbe perché in un tempo così democratico come il nostro ogni Stato ha il suo parlamento e lo rinnova regolarmente, ma poi alla fine in due terzi del mondo, per quel che serve, ne potrebbe fare tranquillamente a meno.
Ancora prima di Weber questa cosa l’aveva capita in Italia De Pretis che infatti era un uomo pratico e non perse mai tempo con la morale o con le ideologie perché sapeva che in questo benedetto paese non contano nulla e chiedeva direttamente quanto costava il voto parlamentare. Per oltre un decennio riuscì a guidare la politica italiana e ad avviare riforme di spessore ma, diceva, bisogna usare i mezzi adeguati al contesto senza perdere tempo a deplorare una morale che il paese non aveva e quindi inventò il trasformismo, un metodo basato sulla corruzione e il carrierismo delle persone che gli servivano e che gli stavano accanto.
Silvio Spaventa, che deplorava questi metodi ma non poteva comunque ignorare l’onestà personale del personaggio, scrisse di lui che “era come un gabinetto pubblico, che resta pulito anche se vi passa ogni sorta di immondezza”. Tempi d’oro: nella politica di adesso il trasformismo e la corruzione sono continuati lo stesso in tutta tranquillità, ma adesso si sono sporcati parecchio anche i gabinetti.
Emiliano Scappatura