La tradizionale zuppa ucraina a base di cavolo, rape rosse e panna acida, è entrata oggi a far parte della lista del patrimonio dell’Unesco, fra i beni materiali che hanno bisogno di urgente salvaguardia. E’ stata Kiev a chiedere una procedura d’urgenza, a causa della guerra in corso. E l’Unesco l’ha accettata, dato che l’invasione russa mette in pericolo il borscht, perchè “la gente non solo non può cucinarlo e coltivare le verdure locali necessarie, ma neanche riunirsi per consumarlo, cosa che mina il benessere sociale e culturale della comunità”.
Quella del borscht è una battaglia culturale con Mosca, perché questo piatto era popolare in tutto il mondo sovietico e anche la Russia lo considera parte della sua cucina. Ma l’Ucraina indipendente ne rivendica la paternità e, malgrado l’opposizione di Mosca, aveva candidato nel 2019 la propria ricetta, con le sue diverse versioni, a far parte del patrimonio immateriale dell’Unesco.
La guerra del borscht
La vittoria sul borscht è stata salutata oggi su Telegram dal ministro ucraino della Cultura Oleksandr Tkachenko. Non c’importa, ha detto, che la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zacharova definisca “il nostro bortsch una ‘manifestazione di estremismo e nazismo’, questa ‘manifestazione di estremismo’ è ora ufficialmente ucraina e protetta dall’Unesco”. “Saremo felici di condividere il borscht e le sue ricette con tutti i paesi civilizzati. E anche con quelli non civilizzati – ha aggiunto – così avranno almeno qualcosa di gustoso e buono, e di ucraino. Siatene certi, vinceremo questa guerra come abbiamo vinto quella del borscht”. ADNKRONOS