La Russia taglia il gas, l’Europa ritorna al carbone

VON DER LEYEN GREEN

PARIGI, 23 GIU – I tagli decisi dalla Russia alle forniture gas all’Europa hanno spinto un gruppo di paesi europei a tornare a bruciare carbone, un passo che solleva preoccupazioni dato che l’Ue si era data l’obiettivo della neutralità climatica al 2050.

IL CARBONE È ANCORA QUI, MA È IN DECLINO – A livello globale, il carbone è la principale fonte di energia per la produzione di elettricità, ma è anche il responsabile primario dei gas serra. Il suo utilizzo è in declino nell’Unione Europea, dove all’inizio di quest’anno erano in funzione 202 centrali a carbone con una capacità di produzione di 111 gigawatt. I dati sono del Global Energy Monitor, un’organizzazione non governativa con sede negli Stati Uniti. In Germania è localizzato il maggior numero di impianti (63). La Germania è seguita dalla vicina Polonia (44) e dalla Repubblica Ceca (24).

Il suo uso è tuttavia in calo a livello Ue, con il carbone che ha contribuito al 13% della produzione di elettricità nel 2020, rispetto al 25% nel 2013, anche grazie all’aumento del costo dei permessi di emissione di CO2. “Dal 2015, tutti i paesi europei si sono progressivamente impegnati ad abbandonare il carbone, compresa la Polonia, che era molto contraria”, ha osservato Nicolas Berghmans, dell’Institute for Sustainable Development and International Relations, con sede a Parigi. Non sono in cantiere nuovi progetti di sfruttamento del carbone in Europa, a differenza di altre regioni come l’Asia. Alcuni paesi, come il Portogallo, hanno completamente eliminato l’uso di questo combustibile fossile.

UNA TREGUA TEMPORANEA – L’interruzione delle consegne di gas naturale da parte della Russia minaccia di creare rapidamente carenze in Europa. Da qui la decisione di diversi paesi di annunciare un temporaneo ‘ritorno’ al carbone. Uno di questi è la Germania, dove le centrali elettriche a carbone funzioneranno più a lungo del previsto. Berlino ha insistito sul fatto che questo passo non muta i piani per la decarbonizzazione entro il 2030. Austria, Italia e Paesi Bassi hanno fatto annunci simili.

La Germania ha già intensificato l’uso del carbone: nei primi cinque mesi dell’anno, l’elettricità prodotta da questa fonte fossile è aumentata del 20%, ha calcolato Rystad Energy, una società di ricerca e business intelligence. L’Ue ha deciso di vietare il carbone russo dal mese di agosto, quindi dovrà importare forniture di carbon fossile da altri paesi. L’Europa è quasi sufficiente per quanto riguarda la lignite, molto inquinante. L’associazione tedesca degli importatori di carbon fossile ha stimato a marzo che le importazioni russe potrebbero essere rapidamente sostituite da forniture da paesi come Stati Uniti, Colombia, Sud Africa, Australia, Mozambico e Indonesia.

PICCOLI MARGINI DI MANOVRA – La Ue ha suggerito di sfruttare l’attuale crisi per spingere verso la transizione verso l’energia pulita piuttosto che tornare ai combustibili più inquinanti. Berghmans ha osservato che l’utilizzo di centrali a carbone causerebbe un aumento temporaneo delle emissioni di carbonio. “Tuttavia, il vantaggio di ricorrere a questi impianti che avrebbero dovuto chiudere è che non ci sono investimenti in nuove capacità”, ha affermato l’esperto. L’Europa si trova quindi in una situazione completamente diversa rispetto all’Asia, dove esistono ancora progetti per nuove centrali elettriche a carbone. Queste strutture rimarranno probabilmente in funzione per decenni.

L’Agenzia internazionale per l’energia ha segnalato un preoccupante aumento degli investimenti in progetti collegati al carbone, un aumento del 10% nel 2021 in Asia. Un aumento simile è previsto nel 2022. I membri Ue stanno attualmente discutendo un piano, chiamato RepowerEU, che accelererebbe la spinta verso le fonti di energia rinnovabile e ridurrebbe la domanda complessiva. Berghmans ha espresso fiducia nel fatto che le energie rinnovabili e la riduzione della domanda consentirebbero all’Europa di “voltare pagina” e raggiungere i suoi obiettivi di protezione dell’ambiente.

L’Agenzia, che ha presentato un piano per aiutare l’Europa a ridurre la dipendenza dal gas russo, ritiene che ci sia un po’ di spazio per il Vecchio continente per tornare all’uso del carbone, senza aumentare le emissioni di Co2. Secondo i i calcoli dell’Agenzia, l’Europa può sostituire circa il 14 per cento del gas russo importato con elettricità a carbone senza produrre più smog. (ANSA-AFP).