(https://it.euronews.com) – In Arabia saudita funzionari di Stato hanno sequestrato giocattoli e capi di abbigliamento color arcobaleno nei negozi della capitale Riad. L’iniziativa nell’ambito di una stretta contro l’omosessualità, proprio nel mese in cui in tutto il mondo si tengono i pride.
“Difendiamo i giovani dalla deriva morale”, hanno tuonato i funzionari. Questo giocattolo non s’ha da vendere, quindi, non sia mai che i colori dell’arcobaleno sui vestiti di una bambola, sul pelo di un unicorno o su un vestito per bambino spingano quest’ultimo a quanto di peggio possa additare la morale di Stato: l’omosessualità. Giocattoli e gadget coi sette colori dell’iride possono essere un’arma di devianza collettiva: meglio ritarli, farli sparire, perquisire i negozi che li vendono. È così che le autorità saudite proteggono i migliori pupilli del popolo e forgiano nei piccoli una specchiata moralità, al riparo dalle turbe che pericolosi arcobaleni potrebbero suscitare.
Fiocchi, cappelli e magliette nel mirino della censura
I nemici sono fiocchi, gonne, cappelli e astucci, secondo un rapporto trasmesso martedì sera dal canale di notizie statale Al Ekhbariya: tutti ritirati prima che facciano danni.
Magari a qualcuno salveranno la vita, chissà, in Arabia saudita infatti l’omossessualità è un reato che può essere punito anche con la pena di morte.
Il blitz pochi giorni dopo un’altra decisione delle autorità saudite che ha fatto parlare il mondo, la censura del film Disney Lightyear, che presenta un bacio tra persone dello stesso sesso (film bandito anche in altri Paesi islamici).
L’arcobaleno, comuque, non è la prima volta che disturba le autorità saudite. Già nel 2015 una scuola privata internazionale venne multata per un pericoloso murales a decorare i cornicioni, sempre coi sette colori dell’iride.
A poco valgono gli sforzi dei principi ereditari per modernizzare il Paese messi in atto negli ultimi anni (la possibilità per i turisti di visitare l’Arabia Saudita dal 2019, la possibilità per le donne di guidare ed andare allo stadio sebbene accompagnate) se i diritti umani sono secondari rispetto alla sharia, la legge coranica frutto di una stretta interpretazione del testo, risalente al settimo secolo. Per la sharia trans e omosessuali non sono accettabili e in Arabia Saudita ogni differenza rispetto al genere maschio e femmina e all’eterosessualità è punita con ammende, punizioni corporali, arresto e anche la pena di morte, a seconda della “gravità” del “reato”.