La telefonata tra il ministro americano della Difesa, Lloyd Austin, e l’omologo russo Sergei Shoigu è il primo contatto tra Washington e Mosca dall’inizio della guerra in Ucraina ma come viene vista dalla Russia la mossa del Pentagono? Il corrispondente del Tg1 da Mosca Marc Innaro interviene sabato 14 maggio ad Agorà, il programma di Rai 3, e offre un punto di vista, quello del Cremlino, fondamentale per capire i possibili sviluppi del conflitto e i modi per arrivare a un cessate il fuoco.
Nelle prossime ore – spiega Marc Innaro – ci sarà un’altra telefonata tra il capo di stato maggiore russo, Valerij Gerasimov, e il suo omologo americano, sempre su iniziativa di Washington: “È un dettaglio di non poco conto. Come la telefonata tra il cancelliere tedesco Scholz e Vladimir Putin” che potrebbe essere un primo segnale di sblocco della situazione del grano fermo sui container al porto di Odessa. “Viene da pensare che si sta cercando di delineare una via d’uscita per Putin con una complessa architettura diplomatica e militare che si spera sfoci presto in un cessate il fuoco”, dice il corrispondente.
Francesi, polacchi, inglesi e croati nei sotterranei di Azovstal
“Non sarà breve ma ci stiamo arrivando, anche se molto dipenderà dalla situazione sul campo”, afferma il giornalista che solleva la questione dell’acciaieria Azovstal, assediata dalle forze armate russe e dove sono asserragliati ancora 1.500 militari del battaglione Azov e non solo.
Nei cunicoli e nei sotterranei di Azovstal, secondo i russi ci sarebbero “mercenari stranieri e rappresentanti di Paesi della Nato come consiglieri e istruttori“, afferma Innaro che riporta i sospetti del Cremlino: “Si parla di francesi, polacchi, inglesi e croati”.
Azovstal “è ritenuta la fonte delle preoccupazioni dell’Occidente perché si potrebbe scoprire che a dar man forte agli ucraini e ai neonazisti del battaglione Azov ci siano rappresentanti dei Paesi della Nato”, afferma il giornalista. In ogni caso, un cessato il fuoco è escluso prima che i russi non avranno conquistato alcuni obiettivi strategici nel Donbass, spiega Marc Innaro. www.iltempo.it