La Nato «è superata e non è più un organizzazione difensiva» secondo Jan Oberg, fondatore e direttore della Fondazione transnazionale per la ricerca sulla pace e sul futuro, con sede in Svezia, e del quale il China Daily ospita un lungo articolo. Il Patto atlantico aveva la sua «ragion d’essere» nella guerra fredda che è finita da 30 anni, ma nonostante ciò «ha scelto trionfalisticamente di espandersi: oggi conta 30 paesi membri, 10 dei quali sono ex membri del Patto di Varsavia. E ha infranto le promesse dell’Occidente di non espandersi fatte all’ex leader sovietico Mikhail Gorbaciov.
Senza la Nato vivremmo in un mondo pacifico
Questo è, fondamentalmente, ciò che riguarda il conflitto Nato-Russia, che tragicamente si sta svolgendo in Ucraina», scrive Oberg, convinto che «vivremmo in un mondo pacifico se non fosse per la Nato. Nessun’altra organizzazione ha innescato ed è stata coinvolta in così tante guerre per così tanto tempo, ha ucciso così tante persone e distrutto così tanto».
Altri siluri dalla Cina sono arrivati dal Peoples Daily. Mentre esibisce equidistanza constatando «Russia e Ucraina forniscono versioni diverse sull’andamento dei combattimenti a Mariupol», l’edizione in inglese dell’organo del Partito comunista cinese, dedica un editoriale a ribaltare le accuse contro la Russia per l’uso di armi chimiche in Ucraina, rovesciandole sugli Usa. È un tema sul quale il giornale è tornato ripetutamente, e che oggi ripete senza variazioni: «I laboratori biologici finanziati dagli Stati Uniti in Ucraina stanno ricevendo un’enorme attenzione dalla società internazionale, ma le attività biologiche e militari degli americani in Ucraina sono solo la punta dell’iceberg», sostiene il quotidiano.
Secondo il giornale cinese «utilizzando pretesti come cooperare per ridurre i rischi per la sicurezza biologica e rafforzare la salute pubblica globale, gli Stati Uniti hanno 336 laboratori biologici in 30 Paesi sotto il loro controllo in Africa, Europa orientale, Sud-est asiatico e Medio Oriente», e «sono colpevoli della diffusione della peste, dell’odio e delle guerre».
In risalto anche la risposta del ministero degli Esteri cinese al rapporto sui diritti umani nel mondo presentato ieri dal segretario di Stato americano Antony Blinken, che ha chiamato in causa la Cina. Per Pechino, le sue osservazioni «travisano i fatti, confondono il torto e la ragione e sono pieni di bugie politiche e pregiudizi ideologici. La Cina lo deplora e si oppone fermamente».