“E se oggi c’è una forte diffidenza da parte di alcuni Governi verso una modifica dei Trattati che istituisca il voto a maggioranza su alcune materie decisive, è proprio perché -avverte Meloni- negli ultimi anni i Trattati sono stati forzati per colpire gli avversari politici, eletti democraticamente a capo delle loro Nazioni”.
“Chi ci dà la garanzia che, un domani, una riforma dei Trattati non si trasformi in un ulteriore strumento per punire o premiare i popoli in base a come votano, anche qui in Italia? Purtroppo nessuno, perché invece è proprio lì che si vuole andare a parare. E del resto, non ho mai sentito Enrico Letta -lamenta Meloni- opporsi alle teorie strampalate di quelli che dichiarano pubblicamente che ‘l’Europa non consentirebbe in Italia la formazione di un governo guidato da Fratelli d’Italià. Cioè a dire, la sovranità appartiene al popolo, ma solo se il popolo vota come vuole l’Europa. Strano concetto di democrazia, non crede?”
Il pensiero di Enrico Letta
“E ancora, Letta propone un modello confederale per tenere vicini gli Stati che ambiscono ad aderire all’Ue in attesa del compimento del processo formale. Come detto, io sono fautrice di un modello confederale per l’attuale Unione a 27, che invece a sinistra vorrebbero sempre più federale, cioè con una sempre più forte cessione di sovranità dagli Stati membri a Bruxelles. Una strada che reputo sbagliata, perché divide e non unisce”.
“Non ho invece preclusioni a ragionare di come meglio avvicinare quei popoli che vogliono essere parte di un progetto europeo. A patto però -puntualizza la leader di Fdi- che si chiariscano bene i confini di questo percorso. Ad esempio, oggi si immaginano corsie preferenziali per la martoriata Ucraina, che condivido, ma da anni teniamo a bordo campo Nazioni, come la Serbia, che nel frattempo hanno stretto sempre di più le proprie relazioni con Russia e soprattutto Cina, che nei Balcani occidentali sta investendo molto, approfittando della colpevole assenza di molti, tra cui l’Italia”.
“E intanto si continua a tenere aperta la procedura di adesione della Turchia di Erdogan che, prima di provare a ergersi a mediatore nel conflitto ucraino, ha ripetutamente avuto atteggiamenti ostili contro l’Europa e alcuni suoi Stati membri. Cosa facciamo in situazioni come queste? Dove arrivano i nostri confini? Chi sono i nostri amici, chi sono i non amici ma partner necessari, chi sono i competitor e chi ancora i ‘nemici’ di lungo periodo?”