Flavia Pagliochini – Tre mesi e una settimana di cassa integrazione per oltre 300 dipendenti della Colussi di Petrignano di Assisi, ma anche gli altri stabilimenti del gruppo – come quello di Fossano, in Piemonte – sono alle prese con una situazione analoga. Dopo la pandemia ora lo scontro tra Russia e Ucraina, “la cui portata umanitaria è preoccupante ma non di meno lo sono gli effetti sull’economia, visto l’aumento vertiginoso dei costi energetici e delle materie prime” ha detto l’azienda alle associazioni di categoria e ai lavoratori. Lo scrive il corrieredellumbria.corr.it
Proprio la mancanza di materie prime, come il grano, sta mettendo a dura prova il sistema economico e sociale di tutta l’Europa e in particolar modo dell’Italia e per questo, vista la situazione e le difficoltà del mercato, Colussi ha comunicato di “star risentendo in maniera eccessiva di questa crisi che, insieme ad altre questioni, mette a rischio commesse importanti sulle linee dei cracker e delle fette”, informando che “si trova a dover gestire gli impianti in maniera discontinua” e quindi “nell’impossibilità di utilizzare a tempo pieno circa 360 unità lavorative, nello specifico 337 operai su 345, 20 impiegati su 70 e 0 quadri su 7”.
Partita il 4 aprile, la cassa integrazione durerà “presumibilmente 13 settimane”, nella speranza di riprendere a luglio “la normale produzione con l’intero organico aziendale”. Per il personale interessato dalla Cigo, la cassa integrazione guadagni ordinaria, viene prevista la rotazione compatibilmente con le esigenze tecnico produttive e organizzative e ovviamente tenuto conto delle mansioni di ognuno, e prima di attivare gli ammortizzatori si tenterà di smaltire le ferie degli anni precedenti.
Colussi ha già comunicato che presenterà istanza all’Inps per anticipare, alle normali scadenze del periodo di paga, il trattamento di cassa integrazione ordinaria.