(notizie.tiscali.it/economia) Prima la crisi provocata dalla pandemia, poi i rincari dell’energia ed ora i prezzi alle stelle delle materie prime e la difficoltà di reperimento a causa della guerra. Con una emergenza dopo l’altra le fonderie italiane fermano le attività perchè “con la situazione attuale si lavora in perdita”. A raccontare la propria storia è Fabio Zanardi, presidente e amministratore delegato dell’omonimo gruppo, che ha deciso di sospendere la produzione per una settimana. Il paradosso sta nel fatto di avere “gli ordini ancora molto alti ma non riusciamo a produrre per i costi elevati dell’energia e per la mancanza di materie prime”, spiega Zanardi che è anche presidente di Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese di fonderia italiane.
Fonderie Zanardi – La decisione drastica
L’imprenditore ha deciso di sospendere per una settimana la produzione nel suo unico stabilimento di Minerbe, in provincia di Verona. Giovedì scorso “abbiamo visto il prezzo dell’energia passare dai 274 euro a 362 euro al megawattora. Quando abbiamo visto questo salto abbiamo deciso di fermare per una settimana la produzione e di attendere un assestamento della situazione”, racconta.
Condizioni tali da rendere impossibile la produzione.
Fonderie Zanardi in attività dal 1931
Zanardi Fonderie è un’azienda di famiglia che opera dal 1931 ed è giunta alla quarta generazione. E’ una fonderia specializzata nella produzione di getti in ghisa ad alto valore tecnologico con una capacità produttiva orientata prevalentemente su serie medie. La decisione “che abbiamo preso è stata giusta – aggiunge – visti i picchi registrati a inizio settimana. Numeri che portano in negativo il margine operativo lordo. A queste condizioni è impossibile produrre. Con variazioni come quelle avute in queste ultime settimane le fonderie vanno in crisi di liquidità nel giro di un mese e mezzo”.
Poi c’è il problema delle materie prime
Il tema delle materie prime è un ulteriore problema che si aggiunge a quello dei costi dell’energia. Dalla Russia e dall’Ucraina arrivavano la “maggior parte della ghisa in pani – spiega Zanardi – che è la materia prima fondamentale per il processo di fonderia. Venute meno queste fonti da un giorno all’altro, che tra l’altro imbarcavano a Mariupol, ci ritroviamo con un mondo di fonderie che non ha più la fonte di approvvigionamento”. La guerra in Ucraina ha “molte variabili che entrano in gioco. Nelle altre crisi che abbiamo vissuto sapevamo dove stavano le criticità. Con questa guerra, invece, è difficile individuare il collo di bottiglia su cui concentrarsi”, evidenzia l’imprenditore.
Siamo abituati alle emergenze, ma stavolta è complicato
Nello stabilimento veronese si respira aria di grande collaborazione. Il personale, in questa settimana di fermo della produzione, sta smaltendo le ferie arretrate. Ma l’incognita è su cosa accadrà successivamente. “Siamo abituati alle emergenze – conclude – ma questa è davvero una situazione davvero molto complicata. Come imprenditore ho il dovere di condurre la nave in questa tempesta. Se poi la tempesta sarà più grande di noi non possiamo farci nulla, ma abbiamo il dovere di provare a venirne fuori. Siamo arrivati allenati dal covid e non ci spaventa questa criticità. Con i dipendenti c’è fiducia reciproca e vogliamo fare quadrato per uscirne più forti di prima”.