Usavano il dedalo di strade tra via dei Papiri e via degli Astrini dove affacciano i palazzi popolari di Santa Palomba che per la loro stessa conformazione, venivano denominati come “il fortino”, per organizzare e gestire lo spaccio della periferia a sud di Roma. Una banda ben organizzata composta da almeno 21 persone e attiva da almeno un anno e mezzo.
A sgominare il gruppo di spaccio, che annoverava tra le sue fila anche nomi già conosciuti alle forze dell’ordine, i carabinieri della compagnia di Pomezia che, alle prime luci dell’alba del 10 gennaio 2022, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa per 18 persone che hanno ricevuto una notifica di custodia in carcere, due finite agli arresti domiciliari ed un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
L’ordinanza che ha coinvolto le 21 persone del gruppo è stata emessa dal gip di Roma su richiesta della procura del reparto della direzione distrettuale antimafia. Gli indagati sono gravemente indiziati, a vario titolo, di “associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti”, nonché, in alcuni casi, di “spaccio e detenzione ai fini di spaccio in concorso”.
Il fortino dello spaccio di Santa Palomba
Il provvedimento scaturisce da una indagine che ha permesso di riscontrare l’esistenza di due differenti gruppi impegnati nello spaccio al dettaglio di droga, tra i mesi di febbraio e novembre del 2019. Centro nevralgico della vendita della droga era appunto l’agglomerato di case popolari di via dei Papiri e via degli Astrini.
Non a caso, infatti, la posizione isolata di quei caseggiati di Santa Palomba circondati dalla campagna ed interamente recintati, secondo le ricostruzioni fatti, consentiva agli spacciatori di “lavorare” attraverso un sistema di vedette ben organizzate che avvistavano, anche a lunga distanza, qualsiasi veicolo o movimento da loro ritenuto sospetto, rendendo particolarmente complesso ogni tentativo di controllo ed avvicinamento da parte delle forze dell’ordine.
Le indagini dei carabinieri
In questo contesto, apparentemente impenetrabile, era stata costituita dagli indagati una fitta e strutturata rete. I pusher si procuravano e smerciavano al dettaglio, ingenti quantitativi di cocaina, hashish e marijuana. Decisive a ricostruire il quadro le indagini dei carabinieri portate avanti anche attraverso le intercettazioni delle conversazioni tra i vari indagati, che usavano un linguaggio criptico e simbolico.
Ma non solo. Gli investigatori, grazie ad un sistema di video ripresa a distanza ed attività di osservazione, hanno ripreso movimenti e le relazioni di tutti i principali indagati. Indagini che sono state corroborate da numerosi riscontri fatti attraverso il controllo dei “clienti”, a cui, di volta in volta, veniva sequestrato lo stupefacente acquistato presso il fortino di Santa Palomba, consentendo ai carabinieri di censire un continuo via vai di persone che si rivolgeva a quella centrale dello spaccio per comprare dosi a qualsiasi ora. www.romatoday.it