di Stefano Montanari – Me ne rendo conto: esprimere un’opinione oggi trincerandosi dietro il cadavere dell’articolo 21 della Costituzione è ridicolo. Se, come è accaduto a quel tale che si è permesso di citare una sentenza del Tribunale di Norimberga, è vietato citare documenti storici inoppugnabili, figuriamoci che cosa può accadere con le opinioni.
Poco accorto che sono, confidando nella distrazione dei gendarmi, mi avventuro a scrivere due parole sulla dipartita di David Sassoli, un tempo mediocre giornalista e poi pessimo politico di successo. Gli aggettivi sono parte integrante dell’opinione su cui, come avrebbe detto Cicerone, non est disputandum.
Stante il fatto che esprimersi in termini negativi su chi è morto è malvisto dai benpensanti, a meno che, naturalmente, non si tratti di no-vax de cuius, non commenterò la carriera del personaggio, limitandomi a porre a me stesso un quesito: si sarà “vaccinato”?
Per giustificare la domanda, ricordo come il Sassoli, presidente del Parlamento europeo, fosse un convinto assertore dell’indispensabilità dei “vaccini” per sconfiggere il più terribile morbo che mai abbia sconvolto il Pianeta, un morbo rispetto al quale le epidemie di peste che si sono succedute nei secoli e la febbre spagnola impallidiscono. Dunque, non può non essersi “vaccinato”. Immagino che, coerente con le sue convinzioni, si sia pure “rivaccinato”. Se non l’avesse fatto, dovrei modificare non soltanto ciò che scaturisce dalla domanda, ma il giudizio sull’uomo.
Caso vuole che la causa della morte, stando a quanto riportato dal suo portavoce Roberto Cuillo (“grave complicanza dovuta a una disfunzione del sistema immunitario“), coincide stranamente con qualche effetto collaterale importante del “vaccino”. Immediatamente si è tirata in ballo la legionellosi, malattia certamente grave, ma curabile con diversi antibiotici (chinoloni, macrolidi, tetracicline…), e malattia che non dà di solito disfunzioni immunitarie ma, al contrario, sopravviene quando il sistema immunitario è compromesso.
Ovviamente io non sto sostenendo che a sottrarci Sassoli sia stato il “vaccino”. Sollevo solo qualche piccola questione tecnica, augurandomi che questo non sia interpretato come blasfemia a fronte di un doveroso atto di fede, vera e propria novità in campo scientifico.
Aggiungo che non vedo il bisogno di affrettarsi, tra isteria e paura, a pubblicare con insistenza che il “vaccino” è innocente come stanno facendo tanti mezzi che chiamiamo d’“informazione”, quelli che si sostentano con il denaro pubblico a patto che “si comportino bene.”
Informare con chiarezza e con onestà quando i dati sono a disposizione e sono aperti a discussione è quanto ci si aspetta non solo dai giornalisti ma da qualunque persona che ambisca ad essere reputata degna di rispetto. Ciò che sto leggendo ora sui giornali è opera non solo di ovvi incompetenti in altrettanto ovvia malafede, non disponendo di nessuna informazione sul caso, ma a livello di beceri avventori di mescite pubbliche.
Dei “politici” non intendo parlare.
Stefano Montanari