Riceviamo e pubblichiamo
Egregio Direttore,
Le scrivo in merito all’articolo “La Tortura” apparso qualche giorno fa su Imola Oggi e ripreso dal Dottor Guido De Simone su Planet 360 info con il titolo “La Tortura di Massa”.
Sono ben felice di constatare che anche fra gli intellettuali italiani si cominci a parlare del fenomeno gang stalking, un argomento tabu, assolutamente vietato, di cui nessuno deve o può disquisire.
Ciò che mi ha particolarmente colpito nel suo articolo è il sottile parallelismo che lei riesce ad individuare e a marcare con sapiente arguzia tra le torture delle vittime di stalking organizzato e le attuali manipolazioni e sopraffazioni dei diritti umani e civili in quasi tutte le popolazioni mondiali ad opera di governi fantoccio.
Nella sua trattazione lei ha giustamente “edulcorato” alcuni aspetti di entrambi i fenomeni, che purtroppo non possono, ancora oggi, essere compresi e/o accettati dal grande pubblico.
Se Lei me lo permette vorrei approfittare della sua piattaforma per meglio esplicitare certi concetti e raggiungere un pubblico più vasto di possibili “vittime non consapevoli”.
In primis, mi consta sottolineare quali sono i veri obiettivi che il gang stalking si prefigge:
a) il condizionamento degli individui,
b) il loro controllo,
c) la “programmazione” o eliminazione attraverso l’induzione alla paranoia (follia) o al suicidio.
Stalking organizzato
Le vittime di gang stalking (migliaia in tutto il mondo) affermano, a volte con toni piuttosto accesi, che su di essi vengono usate le medesime tecniche di tortura della Stasi.
“Nella DDR agli intellettuali che si opponevano al Governo veniva applicata la Decomposizione dell’anima… Niente carcere, niente violenza fisica, li si privava dei rapporti sociali, gli amici dovevano abbandonarli, la gente doveva evitarli, non potevano andare a teatro, al cinema, al bar, al ristorante. Al lavoro venivano o emarginati o licenziati o, se lavoravano per conto proprio, gli si rendeva inutile il loro operato.
Nelle loro case spesso, in loro assenza, entravano gli agenti della Stasi, la mettevano a soqquadro e se ne andavano, senza portar via nulla.
Questo sul lungo periodo portava spesso al suicidio.”
Tornando alle attuali vittime di GS, queste vengono private di mezzi e risorse; inoltre, per rendere più facile l’organizzazione delle operazioni vessatorie si limitano le possibilità di spostamento del bersaglio (Target). Molti vengono ridotti a vivere senza fissa dimora.
(Notate qualche analogia con quello che sta succedendo oggi agli Italiani?)
Molti si chiedono il perché di tutto questo, poiché se lo scopo è eliminare una persona scomoda, ci sono mille modi, molto più semplici ed economici.
Lo scopo unico è aumentare sempre più lo stress del bersaglio.
Quando lo stress è al culmine gli Stalkers possono suggerire al bersaglio un’azione da compiere che verrà interpretata da questi come l’unica via d’uscita per smettere di soffrire.
Un suicidio fa chiudere le indagini ancor prima che inizino.
Vi ricorda nulla?
Provo a fare un ulteriore passo in avanti.
Gli Stalker non hanno una morale figurarsi poi un’etica!
Spesso le torture si protraggono per anni al solo scopo di far soffrire qualcuno, vederlo cadere in disgrazia, misurare la sua capacità di reazione, osservarlo mentre, miserrimo, cerca di capire; lo stalker, d’altro canto, prova un piacere e un godimento che, per quanto aberrante per una mente sana, è purtroppo cibo per anime che si nutrono solo del malessere altrui.
Se solo avessi scritto queste frasi qualche mese fa mi avreste fatto fare un TSO, oggi mi leggete e vi riflettete come in uno specchio.
E infine, per chiudere in bellezza, un consiglio per tutti: non permettetegli di illudervi con false
speranze. Lo fanno continuamente con i Target. E dopo mesi, anni, di alternanza tra l’ennesima sconfitta, e l’eccitazione per l’ennesima vittoria, arrivano impietosi i momenti di depressione. A volte si illude il bersaglio che la vessazione sia cessata solo per frustrare le sue speranze, fino a quando questi non nutrirà più nessuna aspettativa di salvezza.
Dott.ssa Marilena Favale