Roma – I sindacati: “La crisi dovuta alla pandemia è una scusa. Lo scorso settembre la società Larimar ha avviato i lavori di ristrutturazione della struttura di viale del Pattinaggio, che dovrebbero concludersi a marzo 2023. Filcams Cgil: “Il personale poteva essere mantenuto usando gli ammortizzatori sociali. O così era più facile?”
Lo Sheraton hotel, chiuso dall’inizio della pandemia a marzo 2020, licenzia i suoi 164 dipendenti.
La struttura alberghiera di viale del Pattinaggio, una delle più note nella capitale anche a livello congressuale, è gestita dalla società Larimar, che ieri ha mandato la lettera ai sindacati: “La crisi derivante dalla pandemia ancora in corso ha comportato e comporterà una grave perdita economica insostenibile per l’albergo”, scrive la Larimar che ha “dovuto avviare la procedura di licenziamento” per 164 dipendenti a tempo indeterminato.
Operai, addetti amministrativi, chef, personale addetto alle stanze, tutti erano fino al 31 dicembre in cassa integrazione per il Covid. Che di fatto è stata solo l’anticamera del licenziamento.
Ma la crisi dello Sheraton non è solo colpa della pandemia. Nel mese di settembre 2021 la società proprietaria dell’hotel, un fondo straniero chiamato Altair Immobiliare che ha acquistato l’immobile più di due anni fa, ha avviato i lavori di ristrutturazione e ammodernamento della struttura di viale del Pattinaggio, che conta 640 camere, 30 sale per eventi, piscina, 3 punti ristoro esterni. Lavori che dureranno almeno 18 mesi, ritardi permettendo: dovrebbero concludersi come minimo a marzo 2023.
Ma in tutto questo tempo la Larimar non potrà più portare avanti la gestione dell’albergo: in sostanza “congela” la concessione al proprietario e licenzia tutti.
“La concessione della Larimar durerà anche dopo la fine dei lavori – spiega Stefano Chiaraluce del sindacato Filcams Cgil che ha seguito la vertenza dall’inizio – la vogliono congelare e riprendere quando l’albergo sarà nuovamente operativo: quindi il personale poteva essere mantenuto usando gli ammortizzatori sociali. Forse è più semplice azzerare tutto per ripartire con neoassunto con contratti precari?”.
A farne le spese sono dunque gli attuali 164 dipendenti tutti over 50 ma il caso Sheraton è il simbolo di come la pandemia è un aggravante che sta buttando giù un castello di sabbia: la denuncia, secondo i sindacati Uiltucs e Filcams Cgil, è che il Covid venga usato come strumento per licenziare e liberarsi di contratti indeterminati per riassumere con contratti precari e esternalizzati.
Non mancano infatti altri casi come lo Sheraton: il Majestic in via Veneto con 49 lavoratori in procinto di essere licenziati e l’hotel Cicerone, di proprietà di un imprenditore cinese che ha altri alberghi a Roma, che ha aperto la procedura di licenziamento per 50 persone dopo aver deciso lavori di ristrutturazioni.
“Queste crisi non sono figlie di chiusure definitive – conclude Stefano Chiaraluce – in entrambi i casi si immagina una ripartenza, si tratta di operazione strumentale che poteva essere gestita con tempistiche diverse e modalità compatibili a conservare i posti di lavoro: rischiano di dare una fotografia di come sarà affrontato il post pandemia”. Stessa denuncia da Roberta Valenti, segretaria regionale Uiltucs.
“Si tratta di delocalizzazione sotto mentite spoglie, i fondi stranieri hanno fatto shopping di alberghi e stanno facendo turn over sulle spalle del personale, stanno speculando usando il Covid a danno dei propri dipendenti”. Repubblica