di Antonio Amorosi – Lazio, ospedali in difficoltà. Più bravi a gestire gli imprevisti un anno fa che oggi. Ambulanze bloccate con pazienti a bordo.
“Bravi, bravissimi a dichiarare di essere tra i primi per numero di vaccinati ma dietro questa coltre di fumo c’è un intero territorio in sofferenza sul quale la Regione ha perso completamente il controllo”, scrive la consigliera regionale del gruppo Misto Francesca De Vito. “Mi arrivano segnalazioni su segnalazioni”, racconta ad Affaritaliani.it: “Dove sono i Covid Hospital che avevano promesso? Dov’è la pianificazione Covid. E’ stata più accorta la gestione quando avevamo l’imprevisto. Adesso che sapevamo perfettamente a che cosa andavamo incontro abbiamo gli ospedali in tilt?”
A Roma è allarme posti letto negli ospedali. Si registrano ambulanze bloccate con pazienti a bordo, decine e decine di persone parcheggiate sulle autolettighe nei pronto soccorso in attesa di un posto. La rete ospedaliera è sotto pressione e il 3 gennaio la regione è diventata gialla, ma sembra più per mancati interventi profondi, a prevenire le eventuali ondate di Covid, che per la spinta dei positivi, del tutto attesa con l’inverno e le nuove ondate da varianti.
“Mi arrivano segnalazioni di cittadini disperati”, dice la consigliera, “ieri una testimonianza che parla di accesso al Pronto Soccorso intorno alle 13,00, con sintomi ascrivibili al Covid e dolori al torace. Viene quindi effettuato il tampone molecolare senza il quale non si può attivare alcuna procedura, peccato però che il risultato dell’esame sia arrivato solamente alle 22,30 e solo allora si provvede al ricovero con una diagnosi di polmonite, quasi dieci ore per un referto urgente. Mi riferiscono inoltre di attese che arrivano anche a 6 giorni per avere risposte ai tamponi, non parliamo di altre analisi, comprese quelle dei malati oncologici, lo trovo assurdo e inaccettabile e le cronache cominciano a fornire segnalazioni di centinaia di casi simili. Molti ospedali sono in carenza di personale sia medico che sanitario ma il problema è anche quello della capienza”.
Lazio, 17% di terapie intensive occupate da pazienti Covid
L’Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, segnala, il 3 gennaio, il 17% di terapie intensive occupate da pazienti Covid, quando in Italia è al 15%. L’area medica era occupata al 15% il 28 dicembre scorso. Nulla di drammatico. Eppure è bastato per avere il quadro descritto dalle cronache locali e della consigliera regionale. Il sistema ha già superato i tetti che impongono il passaggio della regione da zona bianca a zona gialla e per questo il territorio “ha cambiato colore”.
L’assessore della Regione Lazio Alessio D’Amato ha spiegato nei giorni scorsi che la situazione è sotto controllo. Così oggi ai microfoni di Sky: “Si sta tornando a scuola in un momento di crescita dell’epidemia, di picco fra qualche settimana dell’epidemia. Il governo ha tutti gli strumenti tecnici per prendere una decisione saggia e ponderata e noi ci atterremo a quello che verrà deciso”.
Il 4 gennaio i dati comunicati Sistema Sanitario Regionale della Regione Lazio sono: 102.622 casi attualmente positivi, 1282 ricoverati non in terapia intensiva, 163 ricoverati in terapia intensiva, 101.177 persone in isolamento domiciliare.
Crisi di posti letto
Ma si affollano le cronache di un aumento delle persone che chiedono aiuto ai Pronto soccorso. Anche perché in assenza di una rete di aiuto capillare territoriale non si sa a chi dovrebbero rivolgersi le persone. Già a fine anno davanti ai principali ospedali di Roma sono stati usati come posti letti le autoambulanze.
L’emergenza coronavirus ha riproposto il tema della spesa sanitaria nazionale e delle politiche a sostegno del servizio sanitario, poco efficienti per i costi sostenuti dalla collettività e sempre più carenti rispetto al fabbisogno reale.
I medici e gli operatori sanitari, fuori dai microfoni, picchiano su questi due tasti dolenti che in 30 anni hanno totalmente cambiato il volto della Sanità nazionale e anche di quella laziale
Oggi poi che si dovrebbe cambiare paradigma e investire nelle cure domiciliari per evitare gli assembramenti, vista l’epidemia in corso, si è fatto poco o nulla nella direzione auspicata. In tutta Italia l’intervento sanitario generale si dimostra non all’altezza, scaricando gli oneri sui cittadini e sugli operatori sanitari in prima linea.
Lazio Sanità, le critiche della consigliera De Vito. Ospedali in sofferenza
“Mi hanno definita la spina nel fianco dell’Assessore alla Sanità ma penso che D’Amato si stia flagellando da solo, vista la gestione sanitaria degli ultimi giorni. Pronto Soccorso intasati con attese indecenti, ambulanze ferme con pazienti a bordo e l’assessore parla di una situazione che a suo dire ‘sta rientrando’, continuo a ripetere che da mesi si parla di una ulteriore ondata ed è fuori da ogni logica investire in nuove inaugurazioni e progetti di costruzioni di altri nosocomi senza pensare di riattivare quelle strutture esistenti che sarebbero disponibili in breve tempo, come il San Giacomo o il Forlanini, oltre ad incrementare il personale necessario affinché si scongiurino carenze di fondamentali risorse per la cura di altre patologie comunque gravi”