L’aumento dei costi delle bollette arriverà ad avere effetti molto pesanti sul fronte occupazionale. A lanciare l’allarme l’ufficio studi della Cgia di Mestre che, nei primi 6 mesi del 2022, prevede il rischio per 500 mila lavoratori italiani di rimanere a casa.
Non saranno poche le aziende che – secondo la Cgia – opteranno per lo spegnimento dei macchinari, almeno temporaneamente, per fronteggiare l’esplosione dei prezzi. Tenere accesi gli impianti potrebbe risultare un costo fisso troppo oneroso. Dalle imprese che producono vetro, carta, ceramica, cemento, o plastica, a quelle della meccanica pesante, dell’alimentazione, della chimica, fino a quelle che rappresentano il made in Italy nel mondo, il rischio vale per tutti. Le variazioni annue delle tariffe in alcuni comparti rischiano di raggiungere addirittura il più 250%”.
I distretti produttivi più in difficoltà. Secondo la Cgia, ci sarebbero già dei settori particolarmente colpiti dai rincari: Cartario di Lucca-Capannori; Materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova; Metalli di Brescia-Lumezzane; Metalmeccanico basso mantovano; Metalmeccanico di Lecco; Piastrelle di Sassuolo; Termomeccanica Padova; Vetro di Murano.
I motivi dell’impennata dei prezzi. L’acquisto delle quote di emissione di Co2, il cui prezzo è quadruplicato negli ultimi mesi e, per almeno il 40%, si sta scaricando sul costo dell’energia, gioca un ruolo primario. In secondo luogo – sempre secondo il centro studi di Mestre – la politica di approvvigionamento del gas naturale sarebbe risultata fallimentare portando i prezzi ad aumentare di oltre sei volte rispetto ai primi mesi di quest’anno. Secondo gli Artigiani, il Governo dovrebbe incrementate le misure già prese con la legge di Bilancio 2022, mettendo a disposizione delle imprese almeno un miliardo di euro al mese fino al prossimo mese di giugno.
Corsa alle energie rinnovabili.
“Abbiamo messo 8 miliardi sinora per affrontare un rincaro enorme del gas e non sono bastati per mitigare completamente le bollette” sottolinea Roberto Cingolani in un’intervista sul Corriere della sera. Cambiando passo rispetto al passato in cui ci si accontentava di spingere l’interruttore e avere la luce, il ministro della Transizione ecologica guarda al lungo periodo e allo strumento del Pnrr come opportunità di strutturare un diverso mix di fonti di produzione di energia per gli anni a venire. Il decreto Semplificazioni accelererà l’iter autorizzativo per i nuovi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, portandolo da 1.200 a 300 giorni – afferma Cingolani.
Gli investimenti sulle rinnovabili sarebbero una soluzione nel lungo periodo anche per il direttore di Enel Italia, Nicola Lanzetta, intervistato da Il Messaggero. Per quanto riguarda la situazione attuale Lanzetta precisa che i prezzi continueranno a correre e che solo in primavera si spera che il trend possa fermarsi. Poi ribatte alle affermazioni del premier Draghi che avrebbe chiesto un aiuto ai produttori di energia che stanno facendo profitti “fantastici”.
“Al momento – replica Lanzetta – non ci risultano richieste ed Enel non sta beneficiando di questa situazione in quanto la produzione rinnovabile del gruppo in Italia e’ stata venduta in anticipo al mercato finale”. tgcom24.mediaset.it