“David può essere morto perché custodiva segreti inconfessabili. Credo anche alla pista dei festini gay”
Il caso della morte di David Rossi, l’ex capo della comunicazione di Mps trovato senza vita quasi 9 anni fa sotto la finestra del suo ufficio a Siena, si è riaperto. Molte Procure hanno deciso di indagare ancora sul decesso del manager, in seguito ai nuovi fatti emersi. Fondamentale la testimonianza del colonnello dei Carabinieri Pasquale Aglieco, il primo ad entrare nell’ufficio di David Rossi dopo la morte e a sottolineare le incongruenze con quanto emerso.
Tra chi non crede al suicidio c’è anche la moglie della vittima, Antonella Tognazzi. “Dei magistrati – spiega la vedova alla Stampa – non ne posso pensare bene. Sono gli stessi che mi hanno processato per un’accusa infamante: violazione della privacy per un’estorsione al Montepaschi. L’unico processo per la morte di David l’ho subito io, pagando un altissimo prezzo economico ed emotivo per anni. Non sono io a fare la guerra alla magistratura, casomai il contrario”.
“Mi fidavo all’inizio dei pm. Ma ho cominciato a dubitare – prosegue Antonella Tognazzi alla Stampa – quando ho letto i messaggi che mi aveva scritto David.
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I festini gay
Ci sono tre parole precise che noi due regolarmente menzionavamo scherzando. La prima è il mio soprannome Toni: a me piaceva, a lui no. L’altra “amore”: non me l’ha mai detta, nemmeno una volta perché non era nei suoi modi e io me ne lamentavo. Infine “scusa”: David non chiedeva mai scusa, anche quando faceva capire di aver sbagliato. In quelle tre parole c’era un messaggio in codice che solo io potevo cogliere: qualcosa non torna, e tu ora lo sai. David può essere morto perché custodiva segreti inconfessabili. Credo anche alla pista dei festini gay. L’ex presidente di Mps Mussari spero che dica tutto quello che sa, conoscendo il rapporto che aveva con David, ma non ho più fiducia nella magistratura”. affaritaliani.it