di Federico Garau – Per intascare, pur senza averne alcun diritto, il reddito di cittadinanza, c’è chi è davvero disposto a tutto. A confermarlo è una inchiesta condotta da Il Messaggero, che ha portato alla luce la truffa messa in atto da una rete di pachistani. In collaborazione con un Caf ed un impiegato di un ufficio postale nella zona di Napoli, la banda ha effettuato diversi colpi, a danno delle risorse dello Stato.
Pakistani con reddito di cittadinanza – La truffa
Stando al racconto di una fonte, che ha deciso di denunciare la situazione, il gruppo usava dei prestanome inconsapevoli per mettere in atto la truffa. Nel caso dell’informatore del Messaggero, chiamato Amir, questi aveva scoperto per puro caso di percepire a propria insaputa il reddito di cittadinanza: ogni mese arrivava un bonifico di 780 euro su una carta delle Poste di cui era intestatario. Recatosi ad un Caf per chiedere il reddito di emergenza previsto per le famiglie in difficoltà a causa del Covid, l’uomo si era infatti sentito rispondere di non poter accedere al Rem perché già percettore del sussidio grillino. Da qui la scoperta e la decisione di denunciare tutto ai carabinieri.
Dopo la segnalazione alle forze dell’ordine, tuttavia, sono cominciate le telefonate. “Hanno chiamato prima mia moglie e poi hanno fermato mio figlio all’uscita di scuola. Gli hanno detto: ‘Spiega a tuo padre che se non ritira la denuncia facciamo casino. Quanto vuole? Gli diamo 2-3mila euro per stare buono'”, racconta Amir. E ancora, stavolta al diretto interessato: “Inizia ad accettare duemila euro poi a Natale facciamo recapitare un bel regalo a te, a tua moglie e a tuo figlio che va ancora a scuola”.
Come agiva la rete di pakistani
A finire, senza saperlo, nelle trame del gruppo non solo Amir, ma molte altre persone. Tutti pachistani che si sono improvvisamente scoperti percettori del reddito di cittadinanza. Disoccupati, umili operai, venditori ambulati: soggetti inseriti a loro insaputa all’interno del piano ordito dalla rete.
Pakistani con reddito di cittadinanza da mesi ,senza saperlo, ed i soldi finivano nelle tasche degli organizzatori della truffa, che procacciavano identità utili allo scopo, avendo cura di scegliere coloro che avevano tutte le caratteristiche necessarie per ottenere il sussidio grillino. Le domande per il reddito erano sempre inoltrate in un Caf sito nella provincia di Napoli, e la carta prepagata veniva ritirata presso il medesimo ufficio postale di Grumo Nevano (Na).
Ma come faceva la banda ad ottenere i documenti delle vittime inconsapevoli? A quanto pare un soggetto, tale Zain, li aveva contattati tempo prima offrendosi di aiutarli a risolvere alcune pratiche burocratiche grazie all’aiuto di un amico italiano. Come riuscivano i truffatori a convertire il credito sulla carta in soldi reali? A spiegarlo è proprio Amir: “Loro simulano una spesa in un negozio ma non prendono niente. Su 100 euro, 20 euro vanno al commerciante e 80 euro li ritirano in contanti”. www.ilgiornale.it