“Le idee inquinano? I social network sono in realtà bombe ad idrogeno? Sembra di sì, anzi, sembra peggio, e non parlo per metafora. Se consideriamo il digitale come se fosse una nazione, sarebbe al quarto posto per il livello d’inquinamento, dopo Cina, Stati Uniti e India.
Se per salvare la Terra bisognasse chiudere i social, lo faremmo? O inizieremmo a dire che l’odore di anidride carbonica la mattina non è poi così male? Conta di più posizionarsi sui social a favore di camera e battaglie giuste oppure inquinare meno ma tenendoselo per sé? Se non gridiamo al mondo che siamo dalla parte del bene, lo siamo poi davvero? Si potrebbe pensare a fare una raccolta differenziata dei social, di qua i selfie e di là gli insulti insieme all’umido, ma credo che la sostanza non cambierebbe.
I social network inquinano più dei voli privati, e le celebrità ultimamente si fotografano solo su voli di linea. Se facciamo il giro del mondo in barca a vela, ma documentiamo il viaggio su Instagram e abbiamo milioni e milioni di follower, inquiniamo come se viaggiassimo comodi in prima classe bevendo champagne biologico. Ma questo riguarda più la comunicazione che l’ambiente.
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Il ministro della Transizione ecologica, Cingolani, ha aggiunto che «un atto di responsabilità è comprendere che l’utilizzo smodato dei social non è assolutamente gratis». Come sappiamo, infatti, se una cosa è gratis, «il prodotto sei tu».
«Qualche post inutile risparmiatevelo; sono piccole cose, ma moltiplicate per milioni di persone possono fare la differenza» ha detto il ministro. E questa mi sembra davvero un’idea luminosa, e la rivoluzione per cui dovremmo combattere”.
Il commento integrale di Assia Neumann Dayan è su La Stampa