La nomade è alla nona gravidanza e non ha mai fatto un giorno di carcere nonostante un cumulo di pene pari a 30 anni di galera
di Francesca Galici – La sera del 12 dicembre gli agenti della squadra mobile di Milano hanno fermato una nomade croata di 33 anni subito dopo il furto in un appartamento in via del Giambellino a Milano. La donna è stata arrestata in flagranza di reato mentre lasciava la casa appena svaligiata. Ad allertare le forze dell’ordine sono stati i vicini di casa che, sentendo rumori sospetti, hanno deciso di chidere l’intervento delle forze dell’ordine. Quando gli agenti sono arrivati sul posto hanno trovato la donna con addosso la refurtiva appena trafugata, ossia qualche abito e alcuni gioielli, ma soprattutto insieme a lei c’era una bambina.
La donna, che è incinta di 7 mesi, ha effettuato la rapina insieme alla figlia di 9, una degli 8 che la nomade ha già mentre è in attesa del nono figlio. Vive in un camper e questa non è la prima volta che viene fermata dai poliziotti. La donna è accuasata di ben 18 colpi, che sono solo quelli acclarati. Per questi dovrebbe scontare 30 anni di galera ma sarebbero dovuti essere 57, così come stabilito dal tribunale di Genova, se il giudice di Milano non le avesse concesso uno sconto di pena. Tuttavia, al momento la nomade non ha trascorso nemmeno un giorno dietro le sbarre. Il motivo? La sequenza di gravidanze di questi anni, che l’hanno resa inadatta alla vita in carcere.
E anche stavolta, infatti, dopo l’arresto i poliziotti non hanno potuto dare seguito all’esecuzione di carcerazione e la nomade è stata accompagnata alla clinica Mangiagalli di Milano. Ovviamente, come prevede la legge, dovrà essere processata per direttissima ma visto lo stato avanzato della gravidanza, è probabile che nemmeno questa volta potrà essere condotta in carcere per scontare la sua pena, che ora aumenterà ulteriormente dopo l’ultimo furto in appartamento. È plausibile che, così come accaduto anche le altre volte, la donna venga accompagnata dagli uomini delle forze dell’ordine nel camper in cui ha il suo domicilio e in cui vive con i suoi 8 bambini in attesa dell’arrivo del nono.
Questo non è certo il primo caso simile nel nostro Paese. Solo pochi mesi fa salì alla ribalta delle cronache il caso di una donna di 33 anni con 12 gravidanze alle spalle. Con una condanna a 30 anni di carcere sulle spalle, la nomade di origine bosniaca fino ad agosto non aveva mai fatto un giorno di carcere proprio perché la sequela di gravidanze non la rendeva compatibile con la galera. Lo scorso agosto, però, non è riuscita a evitare l’arresto ed è stata condotta a Rebibbia per scontare le 12 sentenze. www.ilgiornale.it