M5s: reddito di cittadinanza più facile per gli stranieri

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Reddito di cittadinanza più facile per gli stranieri, con la prospettiva di un dimezzamento nel 2023 del requisito di residenza rispetto agli attuali 10 anni. È la richiesta contenuta in un emendamento del Movimento 5 stelle alla manovra 2022. “Per mitigare la proposta – scrivono i senatori M5s – si potrebbe prevedere che il requisito della residenza sia abbassato da 10 a 8 anni (per il 2022) e da 8 a 5 anni (per il 2023)”.

La proposta di modifica dei criteri di accesso al sussidio per gli stranieri non è una novità in senso stretto. L’emendamento, infatti, ricalca una delle indicazioni arrivate dal Comitato tecnico-scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza presieduto dalla sociologa Chiara Saraceno, esperta di welfare e figura di spicco del governo Draghi. Nelle dieci proposte di modifica presentate al governo per rendere il beneficio “anti povertà” più efficiente ed equo, la Commissione Saraceno aveva inserito anche un punto sulla maggiore inclusione dei cittadini stranieri, accanto ai correttivi per alzare l’importo per le famiglie numerose e consentire alle aziende di assumere i beneficiari anche con contratti sotto i tre mesi.

Reddito di cittadinanza più facile per gli stranieri, le norme

Oggi le norme di accesso al reddito di cittadinanza per gli stranieri prevedono il possesso di un permesso per soggiornanti di lungo periodo e una residenza in Italia da almeno dieci anni. L’ipotesi su cui si sta lavorando è di dimezzare la cosiddetta soglia di residenza come requisito base per poter presentare la domanda, arrivando a cinque anni. Si tratta di extracomunitari che pagano tasse e contributi allo Stato, oggi esclusi dall’accesso al beneficio.

Ora, negli emendamenti alla manovra, alcuni senatori del Movimento 5 stelle chiedono anche di cambiare la scala di equivalenza adottata per il reddito di cittadinanza, perché è penalizzante per le famiglie numerose e con minori. L’attuale sistema, spiegano, è penalizzante “sia nell’accesso alla misura sia nella quantificazione del beneficio. Più opportuno e conforme ad altre prestazioni, l’utilizzo della scala adottata per Isee o in alternativa utilizzare un unico parametro sia per componenti minori sia per maggiorenni ed eliminare il tetto”.

Di cosa si tratta? La scala di equivalenza è un meccanismo di calcolo del sussidio mensile, impostato sul numero dei componenti del nucleo familiare. Risulterebbe penalizzante per le famiglie più numerose, favorendo le piccole famiglie e i single (“più si è, meno si prende in proporzione”, detto in parole povere). Una contraddizione bella e buona. Ecco perché si ragiona su una revisione che possa favorire le famiglie numerose con figli minorenni, dove risiede la concentrazione più alta della povertà.

Oggi, proprio per effetto della scala di equivalenza “sballata”, le famiglie numerose con un potere d’acquisto fortemente limitato dal fattore numerico sono sfavorite sia nell’accesso alla misura sia nella quantificazione del sussidio economico. Anche in questo caso, l’input per un correttivo della scala di equivalenza, superando la contraddizione che discrimina le famiglie numerose, era già arrivato dalla Commissione Saraceno.  https://www.today.it