di Augusto Sinagra – MAGISTRATURA E POLITICA
Mi sono occupato dei rapporti tra magistratura e politica fin dal 1965 quando entrai in magistratura.
Ho poi approfondito l’argomento studiando il pensiero di importanti Autori tra i quali – e sempre lo cito – l’anarchico Saverio Merlino, o pensatori del periodo fascista.
Faccio volutamente riferimento al pensiero fascista per rimarcare due cose: la prima è che il Regime non interferì nell’attività della magistratura ordinaria limitandone l’indipendenza e l’autonomia, ma creò la “sua” magistratura: il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato.
Il secondo motivo è che già allora, come anche ora, era ed è la magistratura a compiacere il potere politico, sperando di riceverne i favori. Il caso di Ernesto Eula che sosteneva la grandissima idiozia del vigore di legge delle circolari del Duce, ne è un esempio eclatante.
La situazione diciamo “ordinamentale” successivamente instauratasi in Italia con l’entrata in vigore della Costituzione del 1948, è ancor più grave di quella manifestatasi durante il periodo fascista. Ancor più si registra la compiacenza opportunistica di larghi strati della magistratura nei confronti del potere politico e specialmente governativo.
La massima aspirazione di moltissimi giudici è quella di fare sentenze gradite al potere governativo, oppure di non decidere e solo in pochi casi decidere secondo coscienza nella serena applicazione della legge e lontani da paturnie da “libero diritto” o “interpretazioni evolutive” del diritto ma conformi alle idee politiche del giudicante.
La categoria dei Professori universitari alla quale pure appartengo, non è certamente da meno. Basti pensare che solo 12 Docenti universitari, all’epoca, rifiutarono il giuramento di fedeltà al Regime.
La situazione oggi si presenta in modi e forme più acute a proposito dei provvedimenti governativi limitativi di diritti e libertà costituzionali, che vengono sottoposti alla valutazione dei giudici ordinari: nessuno, fino ad ora, ha “osato” devolvere alla Corte costituzionale (per quanto poi utile …) la questione della compatibilità costituzionale di tali provvedimenti in materia di obbligatorietà dei c.d. “vaccini”.
Ho parlato di compiacenza della magistratura verso la politica ma devo aggiungere che quest’ultima ben volentieri accoglie e molto gradisce, ovviamente, tale compiacenza.
La conseguenza, dunque, è che la situazione che si instaura in questo modo riflette una complicità corruttiva reciproca.
Questo determina non solo la irrilevanza della Carta costituzionale ma anche la rottura del patto sociale e la negazione del principio fondamentale della divisione tra potere legislativo, potere esecutivo e ordine giudiziario.
In altri termini, è la fine dello Stato di diritto. Anzi, è la fine dello Stato democratico.
La denunciata compiacenza ha trovato di recente una sua palese manifestazione nella sentenza n. 7045 del 20 ottobre 2021 a proposito della obbligatorietà dei noti sieri genici la cui legittimità (ricattatoria) è stata ritenuta legittima.
Lo Stato è da ricostruire dalle sue fondamenta.
Sono ottimista per natura e per convinzione: noi lo ricostruiremo e siccome il passato deve sempre insegnare qualcosa, ci sarà da riflettere sulla opportunità di costituire apposite Commissioni di epurazione così come fu fatto dopo il 25 luglio 1943.
AUGUSTO SINAGRA – Professore ordinario di diritto delle Comunità europee presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Avvocato patrocinante davanti alle Magistrature Superiori, in ITALIA ed alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, a STRASBURGO