“Se esistesse il diritto a non manifestare lo avrei già applicato”. Lo dice al Dubbio il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, spiegando che “quello che ho potuto fare, di fronte al diritto costituzionale a sfilare, è stato chiudere piazza Unità d’Italia. E ciò ha provocato anche degli scontri. La mia unica preoccupazione – aggiunge – è quella di non tornare in zona arancione o addirittura rossa, con danni economici incalcolabili per gli esercizi commerciali. L’obiettivo è quello di responsabilizzare la collettività affinché gli interessi individuali non prevalgano sugli altri. In venti anni da sindaco non ho mai visto gli idranti e le cariche della polizia”.
“Oggi, come al tempo delle Brigate Rosse – prosegue Dipiazza – occorrono leggi speciali: prima c’era il terrorismo, adesso c’è la pandemia, ma il periodo è comunque drammatico e va affrontato facendo tutto il possibile per non far risalire la curva pandemica. Fondamentali le parole di Mattarella, che all’Assembla Anci ha detto che ‘i sindaci si sono trovati ancora una volta in prima fila in difesa della salute dei loro concittadini. Le forme legittime di dissenso non possono mai sopraffare il dovere civico di proteggere i più deboli: dobbiamo sconfiggere il virus, non attaccare gli strumenti che lo contrastano e lo combattono‘”.
Secondo il sindaco triestino, dietro le manifestazioni ci sarebbero anche dei gruppi che vogliono “creare caos e disordini. A Trieste è venuta gente da fuori per creare scompiglio. Queste persone hanno portato con loro il Covid e ora siamo al limite della zona gialla, con 1155 casi nell’ultima settimana. Non era mai accaduto. Noi siamo una comunità che crede nel vaccino come strumento di libertà – aggiunge – Ha salvato da gravissime malattie. Dobbiamo invitare tutti a vaccinarsi per salvare il Paese. Con ‘Appello a Trieste’ che ha raggiunto oltre 60mila firme, i cittadini ci stanno dicendo che sono stanchi di questa situazione. A livello centrale – conclude – avrebbero dovuto rendere obbligatorio il vaccino”. adnkronos