di Pierfrancesco Belli – Dovremmo essere tutti d’accordo sul fatto che in questo partiolarissimo momento storico sia necessario accantonare i personalismi e procedere uniti con una comune strategia. Purtroppo la narrazione covid ha permesso che tanti cavalcassero l’onda mossi dal proprio ego. Di ciò non si avvantaggerà NESSUNO perchè se il piano procederà TUTTI saremo schiacciati.
Un ruolo fondamentale può essere rappresentato dalla comunicazione.
Il punto di forza del mainstream sta nel fatto che propone un pensiero unico e questo ha permesso di convincere il popolo bue di piegarsi supinamente all’idea promossa dal sistema.
Purtroppo la ” contro informazione” non è stata altrettanto capace nel comprendere come fosse necessario uniformare la comunicazione andando oltre il bisogno di visibilità del singolo e la rigidità nel non voler mettere in discussione le proprie convinzioni. Ciò ha creato disorientamento in quell’altra fetta di massa che avrebbe una posizione contraria al sistema, ma è confusa dalle mille voci spesso in contrasto tra loro ed altrettanto spesso basate su opinioni ed esperienze personali piuttosto che su dati oggettivi.
Oltre alla presenza nelle manifestazioni di piazza, che sicuramente producono un messaggio forte di “sfiducia” verso chi ci sta governando, occorre uniformare la controinformazione trasmettendo un pensiero unico alternativo alla propaganda del sistema.
Tutti noi dovremmo adoperarci a trasmettere messaggi allineati tra loro, superando i bisogni di audience da un lato e di visibilità dall’altro e fondati su elementi oggettivi.
A tal proposito il lavoro svolto dal professor Belli negli ultimi mesi offre quegli elementi oggettivi che, perchè tali non possono dare adito a disinterpretazioni.
Si può partire dal gruppo di rischio biologico 2 attribuito a SARS COV 2 come effetto della sua classificazione nella categoria dei coronavirus. Tale gruppo di rischio, riconosciuto a livello globale dall’ICTV, non giustifica uno stato di emergenza e tantomeno una dichiarazione di pandemia poichè si tratta di un rischio relativo ad una comune influenza (diffusività, disponibilità di cure e vaccini).
Il piano pandemico non poteva essere attuato perchè la sua applicazione avrebbe evidenziato che proprio di una banale influenza si trattava.
Quello che è stato fatto, invece, è stabilire normativamente, attraverso la codifica delle schede di dimissione ospedaliera, che questo ” virus” dovesse essere riconducibile ad agenti patogeni di gruppo 4 e mettendo in atto tutte quelle misure socio sanitarie che si sono tradotte in una progressiva abolizione dei diritti costituzionalmente garantiti fino alla totale sospensione del diritto.
Il processo è stato semplice quanto diabolico per generare morte.
Check list e linee guida ministeriali hanno portato a considerare ogni sintomo stagionale come COVID 19 e come tale da trattare con vigile attesa, anti virali e ventilazione maccanica. E’ chiaro che se le forme respiratorie polmonari che, come indica la letteratura scientifica, nel 70% dei casi sono dovute a batteri non sono state correttamente curate con antibiotici, i pazienti non potevano che morire per cure inappropriate.
L’esame delle schede di dimissione ospedaliera evidenziano come nessun paziente sia stato dimesso o morto nel 2020 con diagnosi di COVID. NESSUNO. Sono morti tutti con forme respiratorie codificate come aspecifiche e trattate con antivirali e ventilazione meccanica.
Trovimo invece la diagnosi di COVID in tutti i certificati ISTAT dove, per effetto di manipolazioni normative e dictat OMS, la causa di morte doveva essere la causa iniziale creata attraverso la positività del tampone. La causa di morte è stato prodotta attravero il recupero della diagnosi secondaria in violazione delle regole del sistema di classificazione delle malattie.
Tutto ciò ha generato il maggior rimborso economico per le aziende ospedaliere per terapie costosissime ed incongrue che porterà al collasso il SSN ed ha prodotto morte
Inoltre, i pazienti sono morti con diagnosi, codifiche e sistemi di classificazione delle malattie diverse nella scheda di dimissione ospedaliera e nel certificato ISTAt con ricadute pesantissime sulla valutazione epidemiologica che risulta assolutamente inattendibile.
Tornando al rischio biologico questo rende nulle check list e linee guida ministeriali create ad hoc per un problema inesistente (ciò senza sollevare la scomoda questione dell’isolamento virale ripestto al quale comunque non c’è alcuna evidenza scientifica). Ne consegue che anche la questione vaccini deve ritenersi chiusa perchè non richiesti da quel gruppo di richio essendo disponibili le terapie.
Devono decadere sperimentazioni, obblighi vaccinali e l’invenzione dell’uso compassionevole verso la massa di sani. L’uso compassionevole è destinato per definizione a ristretti gruppi target di soggetti malati in particolari condizioni dove la valutazioe per ogni singolo caso è in capo al medico per quel particolare paziente!
Tra la fine dell’800 ed inizio 900 Rockfeller attraverso il Flexner Report (1910) modifica il pensiero in medicina imponendo una ricerca medica dedicata alla ricerca di farmaci per sconfiggere i germi identificati come unica causa di tutte le malattie. Si tratta della teoria dei germe come causa di malattia imponendo il nuovo paradigma dominante nella medicina americana poi esportata in tutto il mondo. Possiamo dire che in questo paradigma trova le fondamenta la creazione di big pharma e l’effetto è tristemente sotto i nostri occhi.
Alla comunicazione deve essere affidato anche il compito di far conoscere il contenuto di questi sieri sperimentali OGM. Sono presenti come eccipienti sostanze tossiche elencate nelle schede tecniche che le stesse case produttrici dicono che non devono essere somministrate all’uomo ed agli animali e per le quali non sono stati condotti studi di genotossicità e carcinogenicità.
E’ chiaro che le morti che non si riescono ad ottenere attraverso ben strutturati normativamente cicli di cura si avranno atrraverso le sostanze tossiche che stanno inoculando!
E’ necessario portare comunicativamente alla luce i meccanismi dell’inganno. Non è piu tempo di dibattere sull’uso della idrossiclorochina piuttosto che della quercitina oppure sull’origine ingegnerizzata o meno del virus che non c’è.
Pierfrancesco Belli – Esperto di Governance Sanitaria e Gestione di Rischio Clinico
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