«Il filisteo che si era ritirato nella sfera privata e pensava esclusivamente alla sicurezza e alla carriera era l’ultimo prodotto, un prodotto già degenerato, della borghesia e della sua fede nel primato degli interessi sociali ed economici. Egli era il borghese isolato dalla propria classe, l’individuo atomizzato sorto dallo sfacelo di questa. L’uomo-massa organizzato da Himmler per i più atroci crimini visti dalla storia presentava le caratteristiche del filisteo più che quelle della plebe, era il borghesuccio gretto che in mezzo alle rovine del suo mondo aveva a cuore soltanto la sicurezza personale ed era pronto a sacrificare ogni cosa – fede, onore, dignità – al minimo pericolo.
Nulla si rivelò più facilmente distruttibile dell’intimità e della moralità privata di gente che pensava unicamente a salvaguardare l’ininterrotta normalità della propria vita […].
Il dominio totale non consente libertà d’iniziativa in nessun settore della vita, non può ammettere una attività che non sia interamente prevedibile. Ecco perché i regimi totalitari sostituiscono invariabilmente le persone di talento, a prescindere dalle loro simpatie, con eccentrici e imbecilli la cui mancanza d’intelligenza e di creatività offre dopotutto la migliore garanzia di sicurezza»
Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunità, Torino, 1999, pag. 469-470.
(pubblicato dal prof. Paolo Sceusa)