“Per un referendum contro il reddito di cittadinanza. Vogliamo un referendum e che siano i cittadini a scegliere se continuare con un sistema che costa miliardi di euro e che plasticamente non funziona”. Si legge questo sul sito di Italia Viva da quando Matteo Renzi ha lanciato la sua crociata contro il Reddito di cittadinanza. Eppure non ci sarà sicuramente alcun referendum. Resta la simbolica petizione, che tuttavia aveva come obiettivo le 10mila sottoscrizioni. Il risultato? Appena 4.937 firme. Meno della metà. Un flop, ma solo sulla carta.
“Non abbiamo lanciato una campagna referendaria vera e propria, altrimenti avremmo agito diversamente. Abbiamo fatto una proposta: o cambiamo il reddito di cittadinanza o lo aboliamo con un referendum. Di certo così non può rimanere. E il risultato lo abbiamo ottenuto: ora tutti, persino il Movimento 5 stelle, riconoscono che lo strumento va riformato profondamente”. Lo dice a Today.it il Vice Presidente del gruppo di Italia Viva alla Camera dei Deputati Marco Di Maio, che spiega come il vero obiettivo non erano le firme, ma arrivare ad un cambio di mentalità che, a suo dire, c’è stato e lo rivendica.
“Lo ripeto. Non c’è una campagna referendaria in corso. Abbiamo lanciato una proposta e l’effetto è che il Reddito di cittadinanza cambierà. Per fare un referendum vero e proprio servono requisiti tecnici, che al momento non si possono rispettare in tempo utile per una riforma, che serve adesso, non fra qualche anno. L’obiettivo era innescare un cambiamento: lo abbiamo ottenuto e ora bisogna lavorare per cambiare nel meglio possibile quella misura. Pensiamo, ad esempio, che serva ridurre drasticamente il costo del lavoro per incrementare lo stipendio netto percepito in busta paga dai lavoratori. Noi lavoreremo per questo”. […]