Il governo Draghi continua a insistere sui vaccini obbligatori, attraverso un Green pass ricattatorio che impedisce, a chi non in possesso del certificato, addirittura di andare a lavorare. Il resto del mondo, nel frattempo, continua invece a interrogarsi sulla reale efficacia e sicurezza dei farmaci, con l’Italia al momento unica in Europa per la durezza delle misure adottate. Anche perché i dati, anche quelli che arrivano dal nostro Paese, confermano come le due dosi non siano affatto la soluzione definitiva all’emergenza.
Nelle scorse ore, infatti, ecco arrivare l’allarme lanciato da Giuliano Del Ben, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Padova. Alle pagine del Corriere della Sera, il medico ha spiegato: “Siamo a quota 38 ricoverati, di cui 18 in area medica, otto in Geriatria, due in terapia subintensiva e 10 in terapia intensiva, ma a preoccuparmi non è tanto il numero totale quanto i 21 ricoveri effettuati solo negli ultimi sette giorni, ovvero il triplo rispetto alla settimana precedente: è uno dei dati più alti degli ultimi mesi”.
In terapia intensiva 7 su 10 sono vaccinati
De Ben ha spieto che l’età media dei pazienti si è alzata, arrivando a 72,2 anni. E soprattutto ha sottolineato come la maggior parte delle persone ricoverate in terapia intensiva, addirittura “sette su dieci”, sia regolarmente vaccinata e in possesso del Green pass. La conferma del fatto che il vaccino non basta a proteggersi dal virus. E che vincolare la libertà degli italiani alla somministrazione rischia di avere effetti pericolosissimi: fa credere alle persone di essere al sicuro quando, in realtà, non lo sono. www.ilparagone.it
Dritto e Rovescio, operatore sanitario: "in terapia intensiva sono tutti vaccinati"
Grazie, perché qualcuno finalmente ha il coraggio di dire le cose come stanno.
Sono una donna sola con 3 figlie, una nipotina che nascerà a giorni e che abitera’ con me. Lavoro in una P.A. e non sono vaccinata. Come tutti i lavoratori nelle mie condizioni, mi trovo a lottare con il “Calvario”, perché di Calvario si tratta, della ricerca dei tamponi, per ottenere il Green pass. Un Green pass ricattatorio, come lo definite giustamente Voi, che mi serve non per andare a ballare, al cinema o al ristorante, cose non essenziali nella vita e delle quali posso fare a meno, ma per avere il diritto di lavorare e portare a casa il pane per le mie ragazze. Abito in una città che in questo periodo ha una grande visibilità, Trieste; ho partecipato a qualcuno dei cortei pacifici, con la disperazione di chi, come me, lotta già in una situazione normale per arrivare con dignità a fine mese, figuriamoci ora.
Mi trovo ad essere ogni giorno più isolata dalle altre persone, da tanti che ritenevo amici da una vita, solo per il fatto di non essermi sentita di vaccinarmi. Jo sempre provato un grosso rispetto per chi l’ha fatto, ognuno sa il motivo delle sue scelte. A parte rarissime persone, lo stesso rispetto non l’ho trovato nei miei confronti. Sono stata trattata da pazza incosciente, da irresponsabile, da “estremista”. Non mi considero nessuna di queste cose e mi fa male essere stata giudicata così.
Vivo anch’io, come tutti, con il timore di prendere il Covid. Seguo le norme delle mascherine e del distanziamento, cerco di fare ciò che è possibile, pur conscia del fatto che comunque sono a rischio come tutti, vaccinati o no. Mi preoccupa l’ignoranza ed il mancato senso di responsabilità delle persone. A volte incontro persone che non vedo da tanto. La prima frase puntualmente è “posso abbracciarti? Tanto sono vaccinata/o” . Un giorno un amico mi ha visto per strada piena di borse della spesa e mi ha dato un passaggio in auto. Si è meravigliato del fatto che mi ostinassi a tenere la mascherina in auto, perché “tanto lui era vaccinato e quindi non correvo nessun rischio”.
Le terapie intensive sono piene di persone vaccinate e non vaccinate, ma spesso questo messaggio non passa. Spesso passa soltanto il fatto che solamente i non vaccinati sono ricoverati. Non vi dico a Trieste in questo periodo… A volte qualcuno ha detto “non sei vaccinato? Bene ed allora pagati il tampone!”
Non discuto, me lo pago e basta, l’importante è avere quel benedetto foglietto che mi fa entrare in ufficio al mattino. Ma mi chiedo se questa sia veramente la soluzione, se il creare “nuovi poveri”, perché è questo che diventeranno le persone come me, sia la soluzione definitiva al problema Covid. Non lo so, io so soltanto che sono stanca, tanto tanto stanca…. Genziana