“Sono vittima di un’aggressione mediatica. Sono amareggiato ma sereno con la coscienza. Non ho agito con intento persecutorio. E’ come illudersi di convincere i no vax: lo sport nazionale dopo una sentenza resta quello di diffondere bufale e una visione distorta della realtà, rifiutandosi di capire”. Lo denuncia in un colloquio con la Stampa il Procuratore di Locri Luigi D’Alessio, giunto alla soglia della pensione, offrendosi da scudo alle critiche verso i suoi giovani sostituti che hanno chiesto e ottenuto la pesante condanna per Mimmo Lucano.
“Non vi lasciate impressionare. Io sono il vostro ombrello: la pioggia me la prendo tutta io. Processi così ne capitano un paio in tutta la carriera”, racconta di averli rassicurati. “Lucano – dice D’Alessio- ha una mirabile idea di accoglienza, riservata però ai pochi eletti che avevano occupato le case. Manteneva sempre gli stessi mentre la legge prevede alternanza. E gli altri li mandava nell’inferno della baraccopoli di Rosarno. Noi non abbiamo affatto processato l’accoglienza che anzi ammiriamo. Ma la modalità di sua gestione in violazione della legge. Non avremmo dovuto farlo perchè Lucano è al di sopra della legge? O perchè chiunque può commettere reato purchè a fin di bene?”.
“Riace – dice il Procuratore di Locri- è un Comune dissestato. Lucano non è stato certo Messina Denaro ma ha inteso male il suo ruolo di Sindaco dicendo ‘io me ne infischio della legge’. Io mi rendo conto che 13 anni sono parecchi. E mi auguro che in appello saranno ridotti. Ma la matematica non è un’opinione. Le pene sono il risultato di una somma di reati, non si definiscono a peso”.
“Lucano – dice ancora D’Alessio- è uno degli uomini più potenti che io abbia mai visto ma io non sono uno che si spaventa. Da magistrato democratico mi sono reso conto di lottare contro un potente, anzi un potentissimo suo malgrado. Solo Biancaneve e Alice nel Paese delle meraviglie non se ne sarebbero accorte”.
Pm: “Condanna dispiace ma reati ci sono”
“A Lucano sono stati contestati più di 22 reati. Il problema non sono i finti matrimoni. Qui ci sono varie forme di peculato, truffa aggravata a danno dell’Unione europea. E poi è stata riconosciuta l’associazione a delinquere con altre 4 persone. È un processo molto tecnico ma l’opinione pubblica non vuole capire. Quei 13 anni vengono percepiti come assurdi e sproporzionati ma non c’è volontà di conoscere le carte. Avevo fatto anche una “requisitoria-b”, in cui arrivavo a un conteggio finale di 15 anni, ma preferivo fosse il tribunale a pronunciarsi. Prudenzialmente mi sono tenuto basso. La pena ora sembra molto alta ma se si leggono il capo d’imputazione e i reati contestati, si scopre che non lo è“.
Lo dice a Repubblica il procuratore di Locri Michele Permunian, pubblico accusatore di Mimmo Lucano ed in procinto di lasciare la Calabria per ritornare nel suo Nord Est. “Il mio periodo in Calabria – racconta- è finito. Avrei voluto fermarmi di più ma devo andarmene per motivi personali. Risalirò in Veneto, o in Friuli. Attendo notizie dal Csm”.
“I reati – batte e ribatte il pm che ha fatto condannare Lucano – ci sono stati e gravi ma umanamente sono dispiaciuto. Vivo un conflitto interiore come persona e come magistrato: sono stato in Africa, so che aiutare i migranti è un dovere. Ma mi ferisce chi giudica senza leggere le carte. Umanamente, mi dispiace molto. Durante gli anni dell’università collaboravo con una comunità missionaria in Mozambico. Sono stato in Africa due volte, ho toccato con mano la miseria e i flussi di migranti. L’accoglienza è un dovere, nessuno vuole criminalizzarla”.
“Questo processo – afferma però il pm- è stato caricato di valore politico, anche se si sono alternati tre governi. Non era sotto processo l’accoglienza, ma la violazione di norme di legge. Se usi il denaro dello Sprar per fini privati, si configura un reato. Se non restituisci i soldi in eccedenza, è un reato. Io devo essere autonomo e indipendente. Fortunatamente ci sono più gradi di giudizio. Se ho sbagliato, emergerà”. http://www.rainews.it