Congo, prostituzione e stupri: bufera sui funzionari Oms

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di Gerry Freda – Dovevano essere lì per aiutare, portare supporto nella gestione della difficile epidemia di Ebola, ma alla fine gli operatori si sono macchiati di stupri e violenze. È quanto emerge da un recente rapporto-choc pubblicato dall’Organizzazione mondiale della Sanità.

Secondo il dossier gli abusi sarebbero stati commessi in Repubblica Democratica del Congo dal 2018 al 2020 per mano dello stesso staff dell’Oms. Il quadro sarebbe emerso grazie al lavoro di una commissione d’inchiesta indipendente che ha indagato su funzionari Oms inviati nel Paese africano a partire dal 2018 per combattere l’epidemia.

Secondo il dossier di 35 pagine, i rappresentanti incriminati sarebbero sia persone reclutate sul posto 3 anni fa come organizzatori locali anti-Ebola sia esperti di squadre internazionali provenienti dall’estero. Invece di dedicarsi anima e corpo al contrasto all’epidemia, i funzionari Oms avrebbero perpetrato in territorio congolese più di 80 stupri ai danni delle donne locali.

Oltre alle violenze sessuali, gli agenti dell’Oms avrebbero chiesto a centinaia di donne di prostituirsi in cambio di posti di lavoro. Molte congolesi sarebbero inoltre rimaste incinte in seguito agli abusi e alcune di loro sarebbero state costrette ad abortire. Al termine delle indagini, la commissione ha accertato almeno 83 funzionari colpevoli, di cui 20 già allontanati dall’organizzazione internazionale.

I funzionari Oms non saranno assolti

Tedros Adhanom Ghebreyesys, direttore generale dell’Oms, ha reagito alla pubblicazione del rapporto definendo la vicenda “straziante” e si è poi rivolto alle vittime dichiarando: “Dovevano essere al vostro servizio e proteggervi”. L’alto funzionario ha quindi assicurato che i colpevoli “verranno assicurati alla giustizia e non saranno assolti” per ciò che hanno compiuto. Adesso, l’ente globale dovrà inoltrare le accuse di stupro alle autorità nazionali dei Paesi di cui sono originari i responsabili.

Secondo Julie Londo, membro dell’Ucofem (Unione delle donne congolesi), ci sarebbero attualmente in Congo “dozzine di bambini nati da rapporti con gli stranieri e le cui madri sono state ripudiate dalle famiglie”.  www.ilgiornale.it