Nelle piazze una battaglia di civiltà e di diritto

Nelle piazze una battaglia di civiltà

di Francesco Perretta – Non c’erano no-vax sabato nelle piazze, ma tanta gente comune, insieme a genitori con figli vaccinati, ma non per il covid. A sfidare la canicola di un pomeriggio d’estate non c’erano stupidi complottisti e disobbedienti seriali, ma persone che gridavano “libertà”. Perché questo è il tema. Si può essere favorevoli o scettici nei confronti del salvifico siero così frettolosamente dichiarato innocuo, ma la scelta di ognuno va rispettata sempre e comunque, soprattutto se si tratta del proprio corpo, soprattutto se si tratta di bambini o ragazzi, che di covid non muoiono, ma che dal vaccino potrebbero avere conseguenze serie, tra qualche mese o tra qualche anno, nessuno lo sa.

Le scelte sulla propria salute vanno rispettate, senza criminalizzazioni e possibilmente senza forzature, senza lauti compensi agli editori, ai giornalisti e alle big-company dei social e, permettetemelo, senza propaganda di regime perpetrata attraverso la voce di neo-scienziati con lo yacht (informatevi) o di consulenti stra-pagati per dare di “sorci” a noi italiani.

Qualcuno dovrà pur protestare nelle piazze, visto lo strapotere di questo ennesimo governo bipolarissimo, che vara un provvedimento balneare, quello del green-pass, di fronte al quale, in assenza dei politici, tutti abbiamo il dovere di sollevare dubbi di legittimità costituzionale.

Dai partiti non possiamo aspettarci niente, e Draghi sa bene che lo lasceranno fare almeno fino alle elezioni presidenziali. Per questo impone il suo diktat su ogni decisione importante, costituzionalmente opinabile o meno, fottendosene altamente di irritare le forze politiche che lo sostengono. Un esempio è la nomina della Fornero a consulente, un vero e proprio schiaffo alla Lega del neo-vaccinato Salvini. Se il “capitano” prende gli schiaffi e sta zitto, figuriamoci quali calci nel sedere possono ricevere piddini e 5 stelle, letteralmente terrorizzati dal ritorno alle urne.

Questa è la situazione del Parlamento italiano, ridotto silenzio-assenso proprio grazie alla legge elettorale voluta dai suoi geniali padroni, a cui, col senno di poi, il maggioritario avrebbe fatto comodo eccome.

Ma tutto ha un limite e dovremmo cominciare a prenderne coscienza: che per far meglio di Conte ci volesse poco, era chiaro, ed è per questo che non dovremmo sopravvalutare troppo le doti del grande eurocrate di cui può esserci utile l’obbedienza che a lui tributano i mercanti del “tempio” ma non certo gli slanci di un narcisismo tirannico e intimidatorio accompagnati dal sarcastico “non ti vaccini, ti ammali e muori”.

Vedremo chi morirà prima, ma intanto muore la Costituzione, mai così vilipesa, da un atto chiaramente discriminatorio che introduce il lasciapassare vaccinale anche per andare a prendere il caffè, con una violazione esplicita dell’articolo 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale… senza distinzione di… condizioni personali”. Quale limitazione della dignità e più evidente se ti è negato persino l’accesso ai luoghi di conoscenza, di bellezza e di cultura come i musei? Lo stato ha sempre assicurato la dignità di cittadini a tutti, garantendo l’assistenza sanitaria anche ai mafiosi e opportunità di lavoro anche ai brigatisti.

Non solo l’articolo 3, ma che dire del successivo articolo 4, che recita (è bene ricordarlo alle capre e agli asini di ogni razza politica che non hanno mai lavorato) “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro”: a tutti, non solamente ai vaccinati. Consiglierei un ripassino a Francesca Caprotti, direttrice generale di Confindustria, per giunta avvocata, che con comprensiva ed etica umanità ha proposto di obbligare tutti i lavoratori a presentare il green-pass, pena licenziamento o sospensione dello stipendio… Che dire? Un po’ come il “prego si accomodi” del mega-direttore galattico Duca Conte Maria Rita Vittorio Balabam di fantozziana memoria.

Vogliamo proseguire con le barzellette? Andiamo all’articolo 9, secondo il quale “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura”, ma solo, evidentemente, per chi accetta l’estorsione del vaccino, visto che musei e siti archeologici sono vietati a chi non ha il green-pass. Per carità, meglio evitare che i no-vax possano infettare vaccinati (ma se non sono immuni a cosa serve il vaccino?) visitando i templi di Paestum o passeggiando all’aria aperta nei prati di Segesta, dove, per inciso, i miei figli non avranno diritto a mettere piede.

Non finisce qui. C’è la privacy, regolata da norme inderogabili di diritto europeo, ma la gerarchia delle fonti non interessa, evidentemente, a chi fa fa venire in mente gerarchi con le stellette e la penna (pardon la camicia) nera.

La “condizione personale” di non vaccinato può essere un elemento di segregazione sociale così forte?

Il governo ha aperto purtroppo la strada ad un nuovo modello sociale basato su una presunta meritocrazia civica secondo la quale pieni diritti sono assicurati solo a certe categorie di bravi cittadini. E così prepariamoci alla cittadinanza “a punti” dove servizi e libertà saranno riservati solo ai cittadini di serie A, quelli allineati al pensiero unico del regime psico-terapeutico e genderista. E chi sarebbe l’arbitro della serie A? Mattarella che ha firmato ogni decreto? A voi il giudizio.

Una battaglia di civiltà

A me sembra che in piazza ci dovremo andare più e più volte, per ribadire che, ammesso e non concesso che la salute pubblica sia garantita dall’unica via del vaccino, il diritto alla salute non può prevalere sul diritto alla libertà personale, sul diritto al lavoro, all’istruzione, alla cultura, allo spostamento, alle libertà economiche e alla libertà di coscienza sanitaria, perché gli articoli della Costituzione sono scritti in maniera chiara e sibillina, e che pertanto se passa il metodo secondo il quale i le garanzie della carta sono tutte opinabili secondo il lauto parere di un Burioni di turno, allora sarà giustificabile tutto, qualsiasi sopruso e qualsiasi deriva liberticida: basterà che ogni provvedimento sia accompagnato dall’eminente (o presunta tale) opinione del saccente o dell’istituto di turno.

Purtroppo o per fortuna la Costituzione serve proprio a questo, affinché il limite della legalità non sia mai travalicato soprattutto nei momenti di crisi e di tensione e affinché siano sempre garantiti i diritti di tutti, specialmente quelli delle minoranze. In altri tempi tutte le forze politiche seppero stringersi attorno al baluardo della nostra democrazia per scongiurare terrorismo, criminalità mafiosa o colpi di stato. Oggi che la partitocrazia ha dimostrato la sua ignobile resa, tocca al popolo, tocca a noi difenderla, perché la Costituzione è di tutti.