CANNES – Si intitola “JFK Revisited: Through The Looking Glass” il nuovo lavoro da documentarista che Oliver Stone porta a Cannes nel trentesimo anniversario del suo film più noto e controverso, “JFK”, candidato a otto Oscar nel 1991 e poi vincitore di due statuette. Presentato fuori concorso con le voci narranti di Whoopy Goldberg e Donald Sutherland, e in abbinata al Director’s Cut del film nel programma “Cinéma à la plage”, il viaggio nella cosiddetta “Cospirazione Kennedy” si fa forte delle verità che cominciano a emergere dai documenti desecretati dal Congresso americano.
“Quando fai un film di finzione – dice Oliver Stone – puoi sforzarti di restare il più possibile aderente alla verità dei fatti e delle testimonianze, ma sei sempre attaccabile per quella parte di invenzione artistica che il racconto richiede. Un documentario invece parte dai fatti e dai documenti, fa parlare testimoni e protagonisti ed è quindi molto più credibile”.
Grazie alla stretta collaborazione con lo scrittore e attivista James DiEugenio (che firma la sceneggiatura con Stone) il film riapre per l’ennesima volta un dossier in cui le domande senza risposta superano di gran lunga i fatti accertati.
Oliver Stone e le “verità” ufficiali
La tesi ribadita (e in parte documentata) in “JFK Revisited: Through The Looking Glass”, parte dall’indagine testardamente compiuta dal procuratore Jim Garrison, il primo a entrare in possesso del famoso “filmato Zapruder”, il primo a non credere alle verità ufficiali della Commissione Warren al Congresso, il primo a svelare le dubbie collusioni di Oswald con gli ambienti anticastristi, la mafia e i servizi segreti prima dell’omicidio e a segnalare le innumerevoli omissioni nelle azioni ufficiali seguite all’attentato. (ANSA).