di Alessandra Benignetti – Alla fine, con tutta probabilità, il poliziotto che venerdì scorso ha sparato ad Ahmed Brahim, verrà sollevato da ogni accusa. Anche la procura, che ieri ha iscritto l’assistente capo della Polfer nel registro degli indagati per “eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi”, ha parlato di “atto dovuto”. Intanto, però, oltre a subire l’umiliazione di finire alla sbarra al pari del 44enne ghanese che armato di coltello ha seminato il panico attorno alla Stazione Termini, minacciando i passanti, dovrà anche farsi carico delle spese legali.
Per il migrante pluripregiudicato che la sera del 19 giugno si è scagliato contro i passanti prima di affrontare, lama in pugno, una decina di agenti della Ferroviaria intervenuti per placarlo, invece, è già caduta l’accusa di tentato omicidio. Inizialmente la pm Nadia Plastina e il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia avevano ipotizzato tre reati, quello di porto illegale di armi, di resistenza a pubblico ufficiale e di tentato omicidio, appunto. Per questo il ghanese, ricoverato al Policlinico Umberto I in codice rosso dopo essere stato reso inoffensivo dall’agente con un colpo indirizzato all’inguine, è stato subito posto in stato di arresto.
ghanese ‘graziato’ dal giudice
La giudice per le indagini preliminari Bernadette Nicotra, però, dissente rispetto all’impostazione dei pm e, come riferisce Repubblica, avrebbe già fatto cadere quest’ultima accusa. Insomma, lo straniero, per il gip, non sarebbe stato intenzionato ad uccidere. Eppure le immagini, che hanno fatto il giro del web, lo ritraggono come uno tutt’altro che remissivo. Brahim, che indossa una felpa rossa e un paio di pantaloni neri, è a via Marsala circondato da almeno una decina di poliziotti con i manganelli in pugno. Si muove convulsamente da una parte all’altra, tiene il coltello con la mano destra e la lama rivolta verso il basso e cerca in almeno due occasioni di ferire gli agenti.
Sale su un motorino e saltando giù muove il braccio con cui impugna il coltello dall’alto verso il basso, per cercare di infliggere il fendente ai suoi avversari. Fa lo stesso gesto almeno un altro paio di volte. Non un minimo cenno di resa. Per questo si sente uno degli uomini in divisa che ad un certo punto grida: “Spara oh, spara!”. La ripete almeno tre volte, quella parola. L’assistente capo ha già estratto la pistola. È puntata alle gambe del migrante esagitato. Dopo qualche secondo di attesa, l’agente si decide ad esplodere il colpo.
Il ghanese cade a terra e viene soccorso immediatamente dai sanitari. La questura di Roma, nei giorni scorsi, ha fatto sapere che l’uomo ha già diversi precedenti per il danneggiamento di statue in alcune chiese della Capitale, per una sassaiola contro un centro islamico in cui ha ferito l’imam, e per una tentata rapina. Per questo rimarrà comunque agli arresti, oltre ad essere sottoposto ad una perizia psichiatrica. […] https://www.ilgiornale.it