Il presidente del Consiglio Mario Draghi è arrivato va Berlino, nella sede della Cancelleria sulle rive della Sprea, per incontrare la cancelliera tedesca Angela Merkel, in vista del Consiglio Europeo che si terrà giovedì e venerdì prossimi a Bruxelles. L’incontro si tiene in una Berlino caldissima, con oltre 30 gradi all’ombra, alla Bundeskanzleramt in Willy Brandt Strasse, o ‘Bundeswaschmaschine’ (la ‘lavatrice’ federale), come la chiamano i berlinesi per via dell’architettura postmoderna.
Dopo il bilaterale Merkel e Draghi terranno una conferenza stampa e poi avranno una cena di lavoro. Merkel e Draghi affronteranno diversi argomenti, ma uno dei principali sarà probabilmente quello delle migrazioni. Oggi la Repubblica pubblica un’intervista al ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, in cui, oltre ai complimenti al premier italiano, si chiude la porta ad una nuova missione di salvataggio in mare. Una missione simile, del resto, non è stata chiesta dal governo italiano, anche perché, in assenza di un accordo sulla redistribuzione dei migranti, il timore è che finirebbe per scaricare tutti i salvati in mare sulle nostre coste.
Maas invoca un “approccio complessivo”, che affronti “il nodo d’origine dei flussi”. E’ un accenno alla dimensione esterna, quella sulla quale è più probabile che si riesca a trovare un accordo tra i 27 Stati membri, tuttora profondamente divisi sul tema delle migrazioni.
Il patto sulle migrazioni
Il Patto sulle migrazioni proposto nel settembre scorso dalla Commissione Europea non ha fatto grandi passi avanti, tanto che la commissaria agli Affari Interni Ylva Johansson ha pubblicamente e ripetutamente stigmatizzato la lentezza con cui procede il dossier. Tuttavia qualcosa si muove: i Paesi mediterranei (Med5: Italia, Spagna, Grecia, Malta e Cipro) un paio di settimane fa hanno aperto ad un accordo sulla nuova agenzia Ue per l’asilo (ora è un ufficio, l’Easo), abbandonando la logica del ‘tutto o niente’ per procedere a piccoli passi, sui dossier meno controversi.
Unione bancaria
Si invoca anche il completamento dell’Unione bancaria, “ma non ci può essere una mutualizzazione dei rischi nel contesto di un’assicurazione comune sui depositi”. Tuttavia la formulazione è tale per cui, osserva Guttenberg, “consente l’Edis, nella misura in cui non ci sia mutualizzazione, qualsiasi cosa ciò significhi esattamente”.
Su Next Generation Eu, la Cdu/Csu, continua Guttenberg in un thread su Twitter, “insiste sul fatto che è temporaneo e una tantum, cosa che è vera. Dice anche che non può portare ad una Unione del debito e che non ci può essere una mutualizzazione del debito, tutte cose che non succederanno”.
Migrazioni, tema divisivo
Nell’ultimo Consiglio Europeo non c’è stata discussione sul tema, anche per una certa ritrosia del presidente Charles Michel ad affrontare dibattiti su temi altamente divisivi, com’è quello delle migrazioni. Questa volta tuttavia le migrazioni dovrebbero essere nell’agenda ufficiale del vertice, anche per l’insistenza dei Paesi di primo arrivo, che spingono perché tornino in alto nell’agenda Ue, visto che non basta non parlare di un problema per risolverlo.
Come finirà la discussione tra i leader, con le elezioni in Francia e Germania in vista, non si sa, ma è probabile che i capi di Stato e di governo si concentreranno sulla dimensione esterna, cioè sui rapporti con i Paesi di provenienza e di transito dei migranti, dove è meno difficile trovare un consenso, piuttosto che sulla redistribuzione di coloro che sono arrivati in Europa irregolarmente, tema sul quale gli Stati membri sono tuttora, e da anni, profondamente divisi.
In ogni caso Maas, nell’intervista, fa chiaramente trasparire che la Germania è pienamente consapevole che il sistema detto di Dublino, che pone sulle spalle dei Paesi di primo arrivo gli oneri legati all’accoglienza dei migranti, non è più sostenibile: Berlino, sottolinea, “sosterebbe in pieno un patto europeo” sui migranti e occorrerebbe trovare una “chiave” per la “redistribuzione dei profughi”. Chi non ci sta, dovrebbe contribuire in altro modo, finanziariamente per esempio, per “proteggere i confini esterni dell’Ue”.
Sembra la ‘solidarietà à la carte’ cui l’Italia si è sempre opposta, insieme ad altri Paesi del Sud Europa, ma almeno il dialogo con Berlino c’è, a differenza di quanto accade con altri Paesi. ll primo ministro italiano ha sollevato il tema delle migrazioni anche nell’ultimo Consiglio Europeo straordinario, a fine maggio, ma non era in agenda. In assenza di un meccanismo di redistribuzione dei migranti salvati in mare, la prospettiva per quest’estate, se non si dovessero fare passi avanti, è quella di accordi ad hoc ‘propiziati’ volta per volta dalla Commissione, con sempre meno Paesi disposti a contribuire, come si è visto di recente. Una prospettiva che qualsiasi governo si eviterebbe volentieri. http://www.rainews.it