di Eduardo Sivori – Ormai da qualche tempo, sui giornali e sui programmi televisivi, ciclicamente si parla di riforma della giustizia. Addirittura si fanno proposte referendarie, quasi a voler sottolineare ai cittadini quanto sia importante il tema. E tutti, anche chi ne sa poco e ne capisce meno, ad argomentare sui massimi sistemi, riempiendosi la bocca di parole vuote.
La giustizia comincia prima
Prescrizioni, separazione di carriere, tempi dei processi ecc.. Tutte cose che tutti sanno. Ma ce ne fosse stato uno solo che avesse detto che la giustizia comincia prima, più semplicemente comincia dal poliziotto o dal carabiniere per strada, quando incontra o incappa in un qualunque tipo, di ogni colore, nazionalità, sesso o religione, con un bastone, mannaia, pistola o coltello in mano, o semplicemente un colosso palestrato di quasi 2 metri, con atteggiamento e fare minaccioso.
Cosa fa il malcapitato tutore dell’ordine?
Prima pensa in quale guaio si stia cacciando, col rischio di essere ferito o di rimetterci la pelle.
Poi in quale altro guaio si stia cacciando, col rischio di essere accusato di razzismo, se il tipo è diversamente pigmentato da lui; omofobia, se si verrà a sapere che è gay; oppure torturatore di minore, se si scoprirà che gli mancano pochi giorni o mesi alla maggiore età, ma non sembrava.
Poi in quale guaio giudiziario finirà se, per fermare con modi forti, per vincere la resistenza di un tipo con mannaia, coltello o quello che è, evitando di essere ferito o peggio, dovesse essere denunciato dal brav’uomo o dai suoi avvocati.
Poi, infine, trovare un PM che, “solo come atto dovuto, ovviamente”, lo iscriva nel registro degli indagati, ce lo lasci per il tempo di un processo, e casualmente si trovi nel tritacarne mediatico di certa informazione.
Potrei continuare a lungo, ma ripeterei cose che il lettore ben conosce. Invece mi chiedo: ma possibile che nessuno pensi ad un protocollo d’azione? Possibile che non si possa metter su un gruppo di addetti ai lavori che stilino esattamente quello che si debba fare in certi casi e quello che non si possa fare? E da li nessuno, ma proprio nessuno abbia, (o ritenga di avere), il potere di derogare?
Ma forse, forse… vuoi vedere che è proprio quello che si vuole, sia per rendere tanto elastica la giustizia, con le ovvie conseguenze del caso, sia per poi poter vomitare le solite schifezze sui poliziotti ACAB o i carabinieri col basco nero al cimitero?
Magari avvelenando così tanto gli animi delle Forze dell’Ordine che più di qualcuno cominci a dire: ma chi me lo fa fare, per quei quattro soldi, di rischiare, io e la mia famiglia, così tanto?
No, caro lettore, non vorrei mai vedere questo; e lo dirò finche avrò fiato, per i nostri figli e nipoti, a cui vorrei lasciare l’anelito di diventare finalmente popolo, non la disperazione di sentirsi, irrimediabilmente, sudditi.