Dopo due mesi di prigionia in Sudan, Marco Zennaro “si muove a fatica”. Lo racconta il fratello Alvise che descrive l’uomo estremamente provato: “Marco si muove a fatica, per salire gli scalini si è dovuto fare aiutare da mio padre. Non ha più muscoli sulle gambe, il suo fisico atletico da rugbista ormai è un lontano ricordo. E ha perso molti chili, è molto provato”.
D’altronde l’imprenditore veneto, arrestato appena arrivato in Khartoum per risolvere un contenzioso con un distributore locale, era rinchiuso in una vera e propria gabbia: “Un quadrato di cemento con una grata al posto del soffitto e il sole che batte quasi tutto il giorno sulle teste degli occupanti”, aveva denunciato le condizioni il fratello aggiungendo che “sta bollendo là dentro con una ventina di altri prigionieri”.
Marco Zennaro, i problemi di deambulazione
Ora a Zennaro sono stati concessi i domiciliari in albergo in attesa di riscontri dalla Farnesina. Non basta però a far esultare i familiari: “Fino a che Marco non sarà qui, non è finito nulla: lo vogliamo vedere tra di noi, ormai è tempo che torni dai suoi tre bimbi”, dice a La Stampa il fratello. Il 14 giugno è stata per Zennaro la prima notte da 75 giorni dormita su un materasso.
“Arrivato ieri in camera – spiega Alvise – nonostante i problemi di deambulazione e nonostante la debilitazione fisica che ha subito in questi lunghi mesi, mio fratello ha potuto farsi una doccia. E ha mangiato anche un piatto di pasta, che mio padre, che è in Sudan da metà aprile ormai, gli aveva portato dall’Italia”.
Il padre infatti appena saputo dell’arresto è volato in Sudan e da lì non si è più mosso. A Marco era stata affidata l’azienda Zennaro Electrical Constructions di Marghera fondata dal nonno. “Tiriamo un primo sospiro di sollievo – aveva commentato anche Luca Zaia venuto a conoscenza dell’uscita dal carcere -, perché Marco esce da un regime carcerario disumano al quale è stato costretto e adesso se ne va in albergo. Ora l’obiettivo è riportarlo a casa”. www.liberoquotidiano.it