Katya Zengarini, a Deruta, la conoscevano tutti e la sua morte, per Covid, è stata una tragedia non solo per suo nipote Emanuele, unico familiare, ma per un’intera comunità. C’è stato un focolaio a scuola, poi una positività nella sua sezione; Katya, 53 anni, è rimasta a lavorare nonostante i protocolli contrari. Si è ammalata ed è morta. Nasce infatti da qui la denuncia, che ventila l’ipotesi di omicidio colposo, presentata alla procura di Spoleto contro la scuola per l’infanzia di Pontenuovo dove Katya Zengarini ha lavorato per tutta la sua vita.
La vicenda è narrata da ilmattino.it. Secondo quanto arrivato sui tavoli della procura, Katya ha lavorato anche nel periodo in cui la scuola è stata chiusa durante il lockdown invernale. Aveva avuto la sua prima dose di vaccino ed era in salute. E quando a marzo sono tornati anche i bimbi, il 22 una maestra è risultata positiva. Il 23 la dirigente scolastica chiude la sezione di quell’insegnante ma «nulla disponeva in relazione al personale Ata e infatti la signora Zengarini era costretta a svolgere la propria attività lavorativa».
Qui la denuncia parla proprio di violazione dei protocolli di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid 19 negli ambienti di lavoro, con Katya e la sua collega rimaste al lavoro, tanto da sanificare la classe in cui era stata la maestra «con cui erano venute inevitabilmente in contatto».
Il 25, infatti, la collega mostra i primi sintomi e, secondo la denuncia, solo dopo le insistenze dei genitori, la dirigenza invita Katya a fare il test rapido: positivo.
La collaboratrice scolastica vaccinata muore per Covid
«I primi giorni a casa con me non ha mostrato alcun sintomo – racconta il nipote -, lei era chiusa nella sua stanza e stava bene». Ma il 2 aprile la situazione si aggrava: saturazione troppo bassa e viene ricoverata all’ospedale di Perugia. Viene intubata e il 30 aprile subisce anche una tracheotomia per la gravità del suo quadro clinico. Che peggiora portandola alla morte il 4 maggio.
L’avvocato Giuseppe Caforio chiama in causa le responsabilità del datore di lavoro, per la sua posizione di garanzia. Che sarebbe venuta meno appunto per la «palese responsabilità della dirigente scolastica che, contravvenendo ai propri obblighi di tutela del lavoratore sul luogo di lavoro, ha violato le disposizioni della normativa emergenziale». La parola adesso passa alla procura.