di Marta Lima – Uccisa dalla famiglia per un matrimonio combinato che lei non voleva accettare, Saman Abbas, la 18enne pachistana scomparsa e il cui corpo non è stato ancora ritrovato, non sapeva nulla di Ius Soli, non si lamentava del razzismo, era talmente ben integrata da essere accusata dai genitori di essere troppo “occidentale”. Eppure per qualcuno, da sinistra, sotto sotto la colpa di quell’omicidio commesso probabilmente dallo zio pachistano, è di chi non “accoglie” abbastanza gli immigrati. Cecile Kyenge non fa i nomi di Salvini e Meloni, nel suo delirio politico, ma poco ci manca…
L’omicidio di Saman nella visione della Kyenge
La ragazzina, ormai è chiaro a tutti, voleva sottrarsi a un matrimonio combinato. La lite con i genitori per riavere i documenti, il video dei parenti in cascina con in mano pala e sacco, la testimonianza del fratello, le ricerche continuano per fare chiarezza su questo giallo di Novellara nel reggiano. Purtroppo, però, si cerca il corpo della giovane. L’ipotesi che si sta facendo strada tra gli investigatori è che la ragazza pachistana di cui si sono perse le tracce dal 30 aprile scorso, sia morta.
“Un femminicidio”, lo definisce Cecile Kyenge, ex-ministra del governo Letta, che considera quanto accaduto una “normale” vicenda criminale, che nulla ha a che vedere con le barbare usanze della famiglia pachistana e dell’estremismo ideologico islamista. “La violenza sulle donne non ha colore nè appartenenza etnica. Non possiamo dire ‘è normale per loro’. Il matrimonio forzato non è normale. Va condannato con tutte le nostre forze. Ciò che è bene e ciò che male è già sancito in tante convenzioni internazionali, penso a quella di Istanbul, fino ad arrivare alla nostra Costituzione”, dice la Kyenge.
Secondo Kyenge, “Con lo Ius Soli le cose andrebbero meglio…”
E qui inizia il ragionamento, si fa per dire, della Kyenge. “Nel caso di Saman c’è anche l’aggravante della difficoltà di integrazione, la violenza sulle donne ha tante facce ed è lì che dobbiamo tenere lo sguardo. Ci sono donne che non hanno possibilità di uscire di casa e creare relazioni sociali ma questo non solo in quella comunità”, quella di Saman. “Più le persone sono segregate e più sono deboli e dobbiamo tenere lo sguardo sulle seconde generazioni che vanno assistite e accompagnate”. Ma chi le segrega? Gli italiani?
“Lo Ius Soli? Non basta un pezzo di carta. Avere la cittadinanza non avrebbe protetto Saman senza una vera politica di inclusione. Ma certo resta un passo indispensabile“. La sinistra è stata troppo silente sul caso di Saman? “Io esco fuori dalla polemica politica. Queste sono battaglie di civiltà che non hanno bandiere nè di sinistra, destra o centro. Chi ha qualcosa da dire, lo dica senza fare polemiche. Chi ha il potere in mano per fare qualcosa, lo faccia”. www.secoloditalia.it