di Stefano Montanari – L’Uomo (scritto con la U maiuscola) è il signore dell’Universo. E, se lo dice lui…
Senza entrare in discussione, accettando la pretesa che quella minuscolissima pallina blu che è la Terra sia l’Universo, dobbiamo valutare quanto quella signoria incida sulle leggi della Natura, vale a dire quanto la Natura si adatti ai voleri dell’Uomo.
Volendo essere obiettivi, la risposta a quella valutazione è che la Natura, per educata che sia, dell’Uomo se ne infischia bellamente. Insomma, fa quello che le pare, e quello che le pare è stabilito, magari poco democraticamente, nell’ordine universale, cioè in un insieme di leggi perfettamente in armonia che riguardano il comportamento di tutto quanto esiste, dalle galassie nel loro insieme giù fino alle particelle subatomiche. E quelle leggi, semplici, complicate o sconosciute a noi che siano, non ammettono eccezioni.
Una sezione di quelle leggi comprende per forza di cose la fisiologia di tutti gli esseri viventi, l’Uomo evidentemente tra loro, e, in determinate circostanze, la fisiologia può non essere gradita all’essere vivente che, allora, chiama quella condizione occasionale “malattia”.
La Natura e la sua armonia
Tutti gli esseri viventi, dalle cellule più semplici su fino all’Homo sapiens, hanno una sorta di visione di loro stessi indispensabile per mantenere lo stato che noi chiamiamo salute o, avendolo perduto, per tendere a riconquistarlo. Omeostasi è il nome che si attribuisce alla situazione.
Restando confinati all’Uomo (ma il discorso, opportunamente adattato, vale per qualunque essere vivente), noi facciamo parte della Natura e della sua armonia, ed è attraverso la Natura che possiamo accordare di nuovo il nostro strumento come fossimo dei musicisti parte di un’orchestra.
Così, con l’esperienza di migliaia di secoli, proprio come fanno, ad esempio, i gatti quando, da carnivori che sono, vanno a cercare dell’erba e se la mangiano, noi abbiamo imparato ad approfittare di quanto la Natura ci offre per riportarci in una situazione di salute o, meglio ancora, per non perderla. L’abbiamo imparato e poi, ben poco saggiamente, ce ne siamo dimenticati. Anzi, abbiamo fatto peggio: tra ingenuità e presunzione, abbiamo reputato di saper fare di meglio e abbiamo inventato una miriade di farmaci sintetizzati nei laboratori a partire da qualche secolo fa.
Qualcuno di quelli l’abbiamo abbandonato perché i guai che provocava erano troppo evidenti. Moltissimi ne abbiamo aggiunti, non pochi di loro almeno altrettanto deleteri, e l’elenco dei reprobi, parecchi ancora a piede libero, porterebbe via molte decine di pagine fitte.
Se avessimo la pazienza e, magari, la modestia per confrontare ciò che siamo capaci di fare noi in laboratorio con ciò che fa la Natura, ci troveremmo di fronte a più di una sorpresa e a qualche imbarazzo. Anche solo dal punto di vista tecnologico, il confronto nemmeno si pone.
Prendiamo, giusto a titolo di uno dei tantissimi esempi possibili, la chimica che qualunque piantina verde applica in quella che si chiama fotosintesi clorofilliana. Bene: ciò che avviene nel silenzio modesto della fogliolina è qualcosa che nessun laboratorio al mondo sarebbe capace di riprodurre.
Ancora a titolo d’esempio, prendiamo quella categoria di sostanze quanto mai eterogenee che chiamiamo vitamine. Individuata la molecola, noi siamo facilmente capaci di riprodurla chimicamente e, dunque, perché prenderci la briga di raccogliere ciò che in Natura la contiene quando la possiamo fabbricare a nostro piacimento? Beh, una risposta è che non esiste niente di naturale che contenga una vitamina da sola. Di fatto, qualunque vitamina esiste sempre e solo accompagnata da una varietà numerosa di altri prodotti, spesso in traccia, che moltiplicano l’efficacia di quella molecola. Così, una vitamina naturale assunta con tutte le sue “impurezze” surclassa la stessa molecola “pura”.
Un altro esempio è quello offerto dal colostro (clicca e scegli Robur) vale a dire il primo latte con cui ogni mammifero nutre i propri cuccioli, noi compresi, appena dopo la nascita. Si tratta di una composizione che, se fosse stata inventata da qualcuno, gli avrebbe valso un più che meritato Premio Nobel.
Se non si abusasse della pazienza dl lettore, sarebbe facile riempire volumi interi semplicemente descrivendo gli esempi possibili.
È così che, facendo un bagno di oggettività, se vogliamo prenderci cura della nostra salute, faremmo bene a rivolgerci in prima istanza alla Natura, e sarebbero ben pochi i casi in cui questa non ci rispondesse e non lo facesse con grande vantaggio sulla nostra ingenua presunzione.