VERONA – Una donna ha denunciato il Comune di Verona alla Corte dei Conti di Venezia, per danno erariale: da quasi cinque anni si trova alloggiata con tre suoi figli in una comunità senza alcuna progettualità a parte dei Servizi sociali per farli tornare a casa propria. Una situazione che sarebbe costata ai contribuenti veronesi 660 mila euro.
La donna da anni chiede invano di poter tornare alla sua vita, mancando attualmente motivi validi per tenere lei e i suoi bambini segregati e lontani dai loro cari.
L’incubo era iniziato nel 2015, quando aveva denunciato il padre dei suoi tre figli minori per abusi nei confronti della sua figlia maggiore, nata da una precedente relazione. L’uomo era stato condannato a sei anni di reclusione, la figlia maggiore era stata allontanata e collocata in una comunità, la donna con i tre figli più piccoli, rimasta senza aiuti economici, era stata ospitata in una casa famiglia. Dalla quale, nonostante siano trascorsi quasi cinque anni, la donna e i suoi figli non sono ancora usciti. Parcheggiati in un limbo, senza lavoro, senza poter tornare a casa propria, senza la possibilità di incontrare i parenti.
I costi nella casa famiglia
I Servizi sociali veronesi in questi 55 mesi non hanno programmato per questa donna e per i suoi bambini alcun tipo di progetto di rientro. Vivono quindi a spese dei contribuenti. «Fatti dei conti a spanne» dichiara l’avvocato Miraglia, che difende la donna «dal 8 novembre 2016 a oggi sono passati 4 anni e 7 mesi: calcolando al ribasso di 400 euro al giorno per 55 mesi, questa famiglia finora è costata al Comune quasi 660 mila euro. Soldi che il municipio avrebbe potuto risparmiare oppure utilizzare per altri progetti e finalità, non ultimo far rientrare questa donna a casa propria e aiutarla ad essere economicamente indipendente».
Eppure il Tribunale di Verona era stato chiaro: nel 2017 e nel 2018 aveva ordinato ai Servizi sociali di predisporre ed iniziare un progetto educativo e di supporto per i minori nonché un percorso finalizzato al recupero delle capacità genitoriali per la loro madre.
In casa famiglia da 5 anni
«In spregio alle disposizioni del Tribunale» prosegue l’avvocato Miraglia «i Servizi sociali, adottando dei provvedimenti abnormi e illegittimi e prevaricando i propri poteri e i propri fini sociali, ha letteralmente confinato questa donna e i suoi bambini in una struttura fatiscente, senza adoperarsi per assisterli, ammassandoli in quattro dentro un’unica stanza con vestiti, giocattoli e libri tutti accatastati per mancanza di spazio.
La nostra permanenza presso la comunità è senza dubbio un’esperienza del tutto sterile e stressante per il procrastinarsi forzoso della lontananza dalla abitazione di Verona di questa famiglia e dai suoi affetti (inclusa la figlia primogenita, i nonni egli zii). E anzi, spendendo un’enorme quantità di denaro: invitiamo quindi la Corte dei conti a verificare se questo fatto non costituisca un danno erariale».
Studio Legale Miraglia Associato