di Francesco Boezi – É passata in sordina la lettera che Joseph Ratzinger, il papa emerito, ha scritto di recente, per salutare il seminario di Czestochowa, in Polonia. Quando Benedetto XVI scrive, lascia sempre il segno: c’è poco da fare. L’ultimo testo a firma del teologo tedesco, almeno tra quelli che sono stati resi pubblici, sentenzia sulla situazione della Chiesa europea. Le parole sono poche. Il messaggio è cristallino. Benedetto XVI opera un paragone, che qualcuno potrebbe ritenere ingombrante, ma che delimita il campo.
Non solo: quelle poche righe sono in grado di creare un distinguo che, per via della spinta ultraprogressista proveniente dalla Germania, rischia di far capire da che “parte” si sarebbe “collocato” il penultimo vescovo di Roma all’interno di una fase così complessa per il cattolicesimo e le sue istituzioni. Una fase che lo vede comunque protagonista da dietro le quinte.
La lettera di Joseph Ratzinger
Andiamo per gradi. Intanto la missiva è stata pubblicata dal ratzingeriano Die Tagespost, come riportato da Aci Stampa. Il contenuto è quasi sibillino, ma nasconde (sempre ipotizzando che la critica non fosse volutamente diretta) un giudizio netto: “Che meraviglia – scrive l’ex pontefice – vedere in Polonia ciò che invece sta appassendo in Germania“.
La Chiesa polacca ha fatto del conservatorismo un punto fermo. Le istituzioni ecclesiastiche dell’Est Europa sono le più lontane dalle rivendicazioni degli episcopati che invece vorrebbero apportare tutta una serie di sconvolgimenti dottrinali: dalla approvazione dei viri probati alle sacerdotesse, alla liberalizzazione, per così dire, delle benedizioni per le coppie omossessuali, passando dall’ingresso della ecologia in senso assolutista nella dottrina ufficiale, dall’abolizione del celibato sacerdotale, dalla laicizzazione della gestione dei sacramenti e delle parrocchie e così via. La Chiesa polacca – utilizzando categorie utili alla semplificazione – è “anti-modernista”. E si oppone, quantomeno in buona parte, a tutte queste novità.
Certo, in Polonia è percepibile un’assoluta venerazione per San Giovanni Paolo II, che su patria e dottrina aveva idee chiarissime. Ma in generale la Chiesa polacca non ha mai mollato un centimetro sull’ortodossia dottrinale. E questo va dalla bioetica alla critica al multiculturalismo e la difesa, in certe circostanza in maniera plateale, della propria identità, compresi i confini nazionali. Qualcuno si ricorderà del rosario polacco che ha fatto scalpore. A mobilitarsi, in quella specifica circostanza è stato per lo più il “basso” dei fedeli, e certo Joseph Ratzinger, quando parla di “meraviglia”, non si riferisce alle iniziative contro l’accoglienza dei migranti. Però è comunque significativo che l’Emerito contrapponga la Polonia alla Germania del Sinodo biennale.
Sappiamo del resto cosa stia accadendo in Germania di questi tempi, con il “Concilio interno” che, secondo le aspettative, vorrebbe prendere decisioni vincolanti a prescindere dal parere – e che parere – di Roma, facendo un passo in avanti verso il ritorno delle Chiese nazionali. Ratzinger ha messo nero su bianco quella riga su Polonia e Germania in questo clima dialettico. E vale la pena sottolinearlo.
La Chiesa europea non è quella dei tempi ratzingeriani e nemmeno quella del Papa polacco. La secolarizzazione ha preso il sopravvento dalle nostre parti, e forse la scelta di eleggere un pontefice argentino è stata anche un segnale di resa per la sopravvivenza del concetto di homo religiosus europeo. Che Joseph Ratzinger avesse previsto la crisi di fede del Vecchio continente non è un mistero. La “strategia” di Francesco può piacere o no, ma che il pontefice dei nostri tempi guardi anche, se non soprattutto, al di fuori dai confini europei è un fatto naturale.
L’Europa del resto sembra aver smesso di guardare in alto, mentre chi abita nelle “periferie economico-esistenziali” può ancora concepire Dio e la religione come prioritari. Inutile negarlo. Ma la lettera di Benedetto XVI non analizza il cattolicesimo nella sua universalità, bensì lo stato di salute delle istituzioni ecclesiastiche europee, contrapponendo le positività che provengono dalla Polonia a quello che la Germania, con tutta evidenza, non esprime più.
Nelle parole del Papa emerito, forse, abita pure un po’ di delusione per la “sua” Germania, che sembra essersi allontanata di netto dall’impostazione ratzingeriana della teologia e dell’interpretazione dottrinale.
“Sebbene una mia visita non sia più possibile a causa della età e della salute – ha fatto presente Benedetto XVI nella lettera – sono ospite del vostro seminario con tutto il cuore”. Qualcosa di più di un segno di vicinanza. Inutile intravedere una “adesione” di Benedetto XVI all’impostazione polacca. Inutile, a ben vedere, qualunque logica politica traslata sulla Chiesa cattolica. La critica alla Chiesa tedesca odierna da parte di Ratzinger è però lapalissiana. https://amp.ilgiornale.it