di Giuseppe Di Lorenzo – Importare migranti interesse economico – Il professor Cristopher Hein magari s’è espresso male per colpa della lingua. Però il concetto è arrivato forte e chiaro a destinazione. E forse ci voleva anche: finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di dire che dietro la “strategia” immigrazionista ci sono “interessi economici” e “demografici” per rimpiazzare i giovani italiani con baldi ragazzotti africani.
Ospite a Quarta Repubblica lo scorso lunedì, il professore di Diritto e politiche di immigrazione e asilo alla Luiss non ha lesinato perle imperdibili. Tra le altre cose ha sostenuto che in Italia non c’è alcuna emergenza immigrazione o “invasione” (lo vada a chiedere nelle periferie cittadine), che il problema non è “quanti” clandestini arrivano ma “come” arrivano, che la colpa è tutta di un sistema, quello europeo, che ha “reso impossibile” a un cittadino africano di “arrivare un Ue in modo regolare”. Insomma vorrebbe più “corridoi umanitari”.
E s’è scagliato pure contro il blocco navale, considerato a torto o a ragione “un atto di guerra” non applicabile. Ora, potremmo ricordare qui che l’ultimo “atto di guerra” lo fecero ai tempi del governo di Prodi e Napolitano nel 1997, e che Repubblica nell’occasione batté pure le mani. Ma sarebbe inutile. Perché il nocciolo della questione ieri sera era un altro.
Immigrazione e interesse economico
Alla domanda di Nicola Porro se esista anche un “elemento di interessi economici” dietro i flussi “che fa sì che continueranno a prescindere dalle nostre scelte economiche”, il professore ha messo a nudo la filosofia migratoria della sinistra. “Certamente – ha detto – c’è un interesse economico dal punto di vista demografico”. Essendoci in Italia il “dramma del calo delle nascite”, meglio accogliere a gogo. Anzi. Facciamoli arrivare tutti in aereo, che se gli ultimi sbarcati fossero approdati a Malpensa “nessuno se ne sarebbe reso conto”. E quando gli chiedono “allora li importiamo dall’Africa?”, Hein risponde candidamente: “In un certo modo sì”.
Migranti, Armando Manocchia: “è una nuova deportazione di schiavi?”
Potranno sembrare cinque parole buttate lì un po’ a caso. Ma in realtà smascherano anni di retorica sull’“accogliamo chi ci chiede asilo” e palesano un progetto che sa di sostituzione etnica, già teorizzato dal sacerdote dell’immigrazionismo, tal Roberto Saviano. Il tutto, ha spiegato Hein, va infatti visto all’interno di una “strategia per salvaguardare i nostri sistemi di previdenza”, visto che “i migranti sono giovani e noi abbiamo un problema di invecchiamento”.
Si tratta di un salto di qualità non indifferente: il mantra dell’accoglienza si trasforma nel modello di “importazione”. Che poi scusate: qualora non arrivassero a sufficienza coi barconi, cosa dovremmo fare? Andarli a prendere direttamente nel Continente nero? Tipo schiavisti del XVIII secolo? Forse sì. O almeno è questo quello che il telespettatore potrebbe aver inteso l’altra sera.