Il giornalista e saggista cattolico Maurizio Scandurra prende le distanze dal testo di legge sull’omotransfobia.
Che gli omosessuali siano come chiunque anch’essi figli di Dio, lo dicono le Sacre Scritture e anche il buonsenso. E che, proprio come tutti indistintamente, meritino rispetto è pacifico, senza bisogno alcuno per asserirlo della Legge Zan sull’omotransfobia: che nulla aggiunge, semmai toglie. Vediamo perché.
E’ in atto da tempo nel Cattolicesimo corrente una sorta di ‘teologia gay’ o ‘queer’ (termine inglese che sta per ‘eccentrico’, ‘insolito’, ‘stravagante’) in ostinata ricerca di una legittimazione forzata delle unioni civili e degli effetti consequenziali a esse correlati.
Aspetto, questo, che coinvolge anche il Vaticano (non estraneo a scandali (omo)sessuali), con lo sdoganamento di fatto del tabù plurimillenario grazie ai vari placet pontifici di Papa Francesco, indipendentemente dal ‘giallo’ o meno della frase ‘incriminata’ contenuta all’interno del recente documentario cinematografico a Sua Santità dedicato.
In un ampio studio antropologico della ‘Pontificia Commissione Biblica’ di 300 pagine intitolato ‘Cosa è l’uomo’ esperti teologi sostengono persino che “la relazione erotica omo non va condannata”. E che la Chiesa deve prestare “attenzione pastorale alle unioni civili”.
Poichè credente, dissento fortemente da tali assunti, pur riconoscendo chi scrive pari diritti ai cittadini in relazione amorosa con individui del medesimo sesso: a patto che ciò non comporti però, da parte di costoro, la pretesa di adozioni, né la messa in discussione della famiglia tradizionale, cardine della civiltà occidentale e dell’unione coniugale cristiana in ossequio al matrimonio religioso, che è e resta primariamente un vincolo sacramentale.
Il tema è: come la Bibbia recepisce e definisce l’omosessualità? Dalla Genesi all’Apocalisse la Parola di Dio è chiara. Per la sessualità umana vale il principio univoco di “una stessa carne”, sintesi pro procreazione di uomo e donna fedeli l’un l’altro per l’intera esistenza: “Dio creò l’uomo a Sua immagine, lo creò a immagine di Dio, li creò maschio e femmina”.
San Paolo rivolto ai Corinzi chiarisce per lettera che quello sessuale è il peccato più grave perché, a differenza di tutti gli altri, coinvolge direttamente il corpo (fatto a immagine e somiglianza dell’Altissimo, e dall’Apostolo di Tarso definito “Tempio dello Spirito Santo”: il Quale di fatto, albergando in ciascun essere umano, rende tutti tabernacoli viventi, in special modo quando riceviamo l’Eucaristia o Santa Comunione che dir si voglia).
Moltissimi cristiani ignorano invece che, dopo il tradimento di Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden e mille anni di peccati a esso seguiti, il Padre Eterno innescò il Diluvio Universale per porre fine proprio all’ignominiosa pratica ricorrente e diffusa dei matrimoni omosessuali e bestiali di cui riferisce la Genesi.
Un ‘costume’ antichissimo, atavico che di gran lunga preesisteva ai tempi moderni in quanto sdoganato dagli istinti pulsionali anche molto prima dei cosiddetti ‘Pacs’ dello scorso decennio, nonché della venuta al mondo del deputato Alessandro Zan.
Dunque, per la Bibbia ‘omosessualità’ e ‘bestialità’ sono sinonimi: espressione di una sfida derisoria e satanica alla potenza vivificatrice dell’Onnipotente pronta ad accendere la Sua ira.
Perché, secondo la teologia, il sesso è uno strumento generato a fini meramente riproduttivi: e farne un uso marcatamente edonistico-epicureo espone alla consapevolezza e al deliberato consenso del peccato tanto gli etero che i gay: con in più l’aggravante, per questi ultimi, di partecipare a una forma di rapporto non contemplata nella primigenia natura delle cose così come pensate e volute dal Creatore. E che, pertanto, si appalesa come una potenziale forma di derisorio ‘scimmiottamento’ di quei modi con cui dal Divino proprio la vita – che, come afferma San Giovanni Paolo II, “è un dono” – si trasferisce all’umano: trascorrendo così dal piano del Trascendente alla dimensione ben più povera, imperfetta e altrettanto modesta dell’antropico.
Pochi ricordano che nella cultura postdiluviana proprio quel Noè salvato dalle acque fu sessualmente molestato nel sonno a sua insaputa dal nipote Canaan, figlio di suo figlio Can.
L’omosessualità c’è, e c’è sempre stata. E’ parte in re ipsa, intrinseca e ontologica, della natura umana quanto ogni altra potenziale inclinazione: cui va sempre opposta, in risposta, la virtù morale.
Il ‘Catechismo della Chiesa Cattolica’ dell’11 ottobre 1992 dal punto 2357 al 2359 parla di un gran numero di uomini e donne con “tendenze omosessuali radicate. Questa inclinazione oggettivamente disordinata costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto”.
E chiarisce altresì che “gli omosessuali sono chiamati alla castità”: “se cristiani”, debbono “unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare per la loro condizione”.
L’omosessualità è quindi una prova ardua e complessa al pari di povertà, disabilità e di qualsivoglia altra condizione sfavorevole in capo all’umano destino. Un modo per unirsi in quota parte, attraverso l’azione catartica del dolore che salva e della sofferenza che trasfigura, al Sacrificio della Croce, Sacrificio di Redenzione per l’umanità intera, autrice pervicace di peccati personali e sociali insieme che ne minano profondamente l’accesso diretto alla Vita Eterna.
Torna utile anche qui San Paolo, che ricorda al fedele come “Tutto posso in colui che mi dà forza”: il Signore buono e giusto concede in vita a ciascuno esami sopportabili e superabili. E agli abitanti di Corinto rivela che “Né fornicatori, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti” erediteranno il Regno di Dio. “E tali eravate alcuni di voi: ma siete stati lavati, santificati, giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio”.
Quindi, ammette in realtà che tra i primi cristiani vi erano sodomiti che hanno smesso di esserlo per amore e in nome di Dio. Dunque, per i testi sacri del Cristianesimo, dall’omosessualità si guarisce: nel senso, ci si redime. Ci si può redimere. Almeno, biblicamente. Basta volerlo, e adoperarsi perché ciò accada.
Dire soltanto che essa è una tendenza innata e immutabile come afferma certa scienza atea, materialista, sinistroide e modernista, suona dunque come una indecente bestemmia se rapportata alla Parola del Creatore.
Veniamo ora al presente storico. L’affermarsi crescente di un Nuovo Ordine Mondiale globalista, progressista, omosessualista orientato alla regola aurea del politically correct tanto cara all’imperante mainstream realizza, come saggiamente osserva spesso anche il Professor Alessandro Meluzzi, quanto predetto nel testo conclusivo delle Sacre Scritture.
Ha ragione Vittorio Feltri quando, ironizzando con arguzia come suo solito, rileva e rivela il pericolo profondo e concreto di una quasi ricercata ‘obbligatorietà’ dell’omosessualità e dei fenomeni LGBT nella società corrente.
Nell’Apocalisse San Giovanni Apostolo scrive infatti apertamente che la tribolazione del Regno dell’Anticristo sarà definita da omosessualità e pluralismo religioso quale equivalenza di tutte le religioni in nome di una chiara sottomissione delle stesse al Governo Mondiale umanista e secolare pervaso da una crescente apostasia. Basta uno sguardo sul mondo attuale per capire che ci siamo già dentro quelle parole. Che la scristianizzazione imperante, ma non irreversibile, del pianeta passa anche da qui.
Attraverso la tentazione – diabolica e perversa – del peccato di fornicazione omosessuale, la Chiesa cattolica sperimenta nella Storia la sua adesione o il proprio distacco-dissenso dalla Legge Divina. Questo per dire che nessun testo biblico dipinge l’omosessualità in termini positivi.
Ed è quanto avviene sotto gli occhi di tutti.
La famiglia tradizionale subisce attacchi dilaganti dall’identità di gender. I potenti delle élites mondiali masso-finanziarie cercano di riscrivere in sordina le basi dell’antropologia destrutturando il mondo cristiano e occidentale, perchè il ricondizionamento della società inizia plasmando la mente dei piccoli, come afferma anche Aldous Huxley ne ‘Il nuovo mondo’.
Ai quali a scuola verrà imposta ogni 17 maggio la ‘Giornata nazionale contro l’omofobia’ e persino l’ora antidiscriminazione sessuale (mentre di quella di religione non gl’importa più un fico secco a nessuno): in cui i bimbi scopriranno che avere un padre e una madre può diventare un reato d’opinione. Ma, soprattutto, potrebbe non più essere così normale. Anche per gli insegnanti costretti a dover trattare in aula argomenti sì scivolosi e per nulla utili alla psicologia infantile già duramente provata da tecnologia dilagante e famiglie assenti.
Lascia quindi senza fiato l’infondata pretesa riformista di ‘riformulare’ la natura umana, nel silenzio della Chiesa Cattolica e di chi la guida, anche sul piano degli annessi rischi di deriva ideologica. In un momento contingente e storico in cui le priorità italiane economico-sociali appaiono ben altre, ma che bisogno c’era di quel pastrocchio morale e giuridico della pseudo-legge Zan, intenta ad affermare a senso unico l’autodeterminazione spontanea dell’orientamento dell’individuo rispetto al sesso biologico?
Come diceva sempre San Giuseppe Benedetto Cottolengo, Santo del giorno in cui sono nato, per noi cristiani vale e resta la regola aurea del “Divina Provvidenza, noi confidiamo in Te”.