Più si diffonde la consapevolezza sui molti punti critici della attuale gestione della pandemia (sia sulla irragionevolezza delle misure di lockdown, sia sulla strategia unica vaccinale che comporta la negazione delle diverse possibili terapie dimostratesi efficaci nella pratica), più si moltiplicano i tentativi di censura a livello globale, sia a livello pubblico che delle piattaforme digitali.
Un esempio è riportato sul sito dell’American Institute for Economic Research, il quale denuncia l’intervento di vera e propria censura disciplinare sui medici canadesi che in scienza e coscienza osino discostarsi dai protocolli di cura o manifestare il loro dissenso rispetto alle misure anche non strettamente mediche come i lockdown. (fonte http://vocidallestero.blogspot.com)
di Ethan Yang, 13 Maggio 2021
Il 30 aprile 2021 il College of Physicians and Surgeons of Ontario ha rilasciato una dichiarazione molto controversa su ciò che considera essere disinformazione Covid. Il CPSO è un ente di regolamentazione regionale autorizzato dalla legge ad esercitare l’autorità disciplinare e di rilascio delle licenze per l’esercizio della professione medica in Ontario. La dichiarazione del CPSO è la seguente:
“Il College è consapevole e preoccupato per l’aumento della disinformazione che circola sui social media e su altre piattaforme per quanto riguarda i medici che contraddicono pubblicamente agli ordini e alle raccomandazioni sulla salute pubblica. I medici godono di una posizione unica di fiducia nei confronti del pubblico e hanno la responsabilità professionale di non comunicare dichiarazioni contrarie ai vaccini, all’uso delle mascherine, contro il distanziamento e il lockdown e / o atte a promuovere terapie non approvate e non testate per il COVID-19.
I medici non devono fare commenti o fornire consigli che incoraggino il pubblico ad agire in contrasto con gli ordini e le raccomandazioni di salute pubblica. I medici che mettono a rischio il pubblico possono essere sottoposti a indagine da parte del CPSO e, se giustificate, ad azioni disciplinari. Nell’offrire pareri, i medici devono essere guidati dalla legge, dagli standard normativi e dal codice etico e di condotta professionale. Le informazioni condivise non devono essere fuorvianti o ingannevoli e devono essere supportate da prove e dai dati scientifici disponibili.”
Il CPSO giustifica la sua dichiarazione con la seguente motivazione:
“Ci sono stati casi isolati di medici che utilizzano i social media per diffondere palese disinformazione e minare le misure di salute pubblica volte a proteggere tutti noi”.
Questa evoluzione delle cose è a dir poco terribile. Sebbene si possano certamente comprendere delle preoccupazioni sulla diffusione di falsità e teorie complottiste nell’era del Covid-19, questa censura ad ampio spettro della libertà di espressione da parte dei medici professionisti non è solo un inganno dal punto di vista etico, ma anche una posizione anti-scientifica. La pratica della scienza si basa sull’applicazione rigorosa del metodo scientifico, che tra l’altro richiede possibilità di confutazione e dibattito. L’intervento diretto a mettere a tacere i medici è anche in netto contrasto con la democrazia liberale – che in tutto il mondo tende a deteriorarsi nel momento in cui sia il settore pubblico che quello privato si muovono all’unisono per mettere a tacere il dissenso.
Il fatto che il CPSO, un ente di rilascio delle licenze che esercita un potere pubblico, abbia intrapreso una azione così aggressiva per mettere a tacere il dissenso sulle politiche di lockdown e non solo, è particolarmente preoccupante in quanto sta impedendo ai medici di manifestare la loro esperienza su questioni così importanti. Il Toronto Sun così commenta l’incidente:
“In questo momento in Canada le restrizioni sono severe. Le ordinanze di sanità pubblica riguardanti, ad esempio, la chiusura dei campi da basket e da golf in Ontario sono state ampiamente condannate da molti medici.
Perché i medici non dovrebbero denunciare le restrizioni che ritengono dannose per la salute dei loro pazienti?
“Nonostante le innegabili sofferenze dovute ai lockdown, il CPSO vuole che i medici dell’Ontario stiano zitti”, ha scritto il dottor Shawn Whatley, un ex presidente dell’Ontario Medical Association, in un articolo sul Sun”.
Ma la censura non si limita all’Ontario
Si potrebbe pensare che la politica adottata dal CPSO sia un’estrema aberrazione limitata all’Ontario. Secondo il Toronto Star questa pratica sta venendo adottata in molti altri luoghi:
“I medici della Columbia Britannica sono stati avvertiti che potrebbero essere soggetti a indagini o sanzioni da parte del loro organismo di regolamentazione se contraddicono agli ordini di sanità pubblica o alle linee guida sul COVID-19.
L’avvertimento è contenuto in una dichiarazione congiunta del College of Physicians and Surgeons of B.C. e della First Nations Health Authority “.
Non occorre avere una posizione radicale su questo argomento per capire che censurare i medici e imporre loro la conformità alla politica statale non è solo immorale, ma è un attacco diretto alla libertà scientifica.
La dichiarazione dei medici canadesi per la scienza e la verità
In risposta all’ordine del CPSO, c’è stata giustamente una reazione da parte della comunità medica canadese sotto forma della Dichiarazione dei medici canadesi per las cienza e la verità. Il sito web della Dichiarazione contiene una petizione che è stata firmata da oltre 4.700 medici e cittadini.
La dichiarazione espone tre fondamentali reclami contro l’ordine del CPSO.
Negazione dello stesso metodo scientifico
Violazione della nostra Promessa di utilizzare la medicina basata sull’evidenza per i nostri pazienti
Violazione dell’obbligo del consenso informato
Ulteriori elaborazioni e informazioni si possono trovare sul sito web della Dichiarazione.
Pensieri conclusivi
Parafrasando il grande attivista per i diritti umani e dissidente sovietico Natan Sharansky, essere un fedele cittadino sovietico significava “dire quello che si suppone tu debba dire, leggere quello che ti viene permesso di leggere e votare come si suppone tu debba votare”, ma sappiamo che era tutta una farsa.
Non ci vuole una formazione in medicina per sapere che la censura dei medici professionisti durante una pandemia è l’ultima cosa che dovrebbe accadere. Non c’è miglior momento di adesso per un dibattito rigoroso sull’efficacia delle misure di salute pubblica, con politiche di lockdown senza precedenti e non comprovate che vengono imposte alle popolazioni di tutto il mondo.
Alcuni potrebbero pensare che possiamo avere fiducia che la libertà di espressione sarà ripristinata e che la censura sia necessaria per accelerare la fine della pandemia. Questo è evidentemente sbagliato, per due ragioni. La prima è l’idea che i medici canadesi debbano conformarsi alla visione dello stato e non metterla in discussione. Questa non è solo una violazione del loro dovere di medici e scienziati, ma è profondamente devastante per una sana risposta di salute pubblica.
Infine, questa mossa è fondamentalmente contraria ai valori della democrazia liberale, che ora sono messi a repentaglio su scala globale. C’è da chiedersi se quella civiltà moderna e illuminata che spandeva la sua luce in tutto il mondo si riaccenderà mai nel corso della nostra vita.